Cagliari,
19
maggio
«Il mercantile è affondato nel giro di una ventina di minuti
quando quasi tutti i componenti l’equipaggio avevano lasciato la
nave.
Mi sono gettato in mare insieme ad alcuni miei compagni una volta
che si è constatato che la scialuppa di salvataggio non poteva
essere messa in mare a causa della forza del vento e delle onde alte
e per il fatto che il mercantile si trovava inclinato sul lato
opposto».
Con queste affermazioni Ugo Freguja di 31 anni, da Venezia,
cameriere di bordo del «Fusina» naufragato nel gennaio 1970 al
largo delle coste meridionali della Sardegna, unico superstite dei
19 componenti l’equipaggio, ha rievocato i drammatici momenti
dell’affondamento davanti al giudice del tribunale penale
cagliaritano.
«Non appena il carico di blenda sfusa si è spostato nelle stive
- ha aggiunto Ugo Freguja - il comandante ha dato ordine al
radiotelegrafista di lanciare l’S.O.S.
Inutili sono stati tutti i tentativi del marconista: al segnale,
lanciato in continuazione per almeno una decina di minuti, non ha
risposto nessuno.
La nave, nel mare in burrasca, continuava ad inclinarsi paurosamente
e verso le 23,30 dopo aver indossato il salvagente gli uomini a
bordo si sono gettati in acqua.
Mi sono buttato giù per terzo e nuotando vigorosamente nell’acqua
gelida mi sono allontanato il più possibile dalla nave.
Giunto ad una certa distanza mi sono voltato: del mercantile ormai
non si vedeva più niente, il mare lo aveva inghiottito».
Il processo per l’affondamento del «Fusina», che vede sei persone
sul banco degli imputati accusate di naufragio colposo ed omicidio
plurimo, è stato aggiornato dopo la testimonianza dell’unico
superstite al 23 giugno prossimo.
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