La
drammatica vicenda legata al naufragio del mercantile «Fusina»,
inabissatosi al largo dell’isola di Carloforte nel gennaio di sei
anni fa, sarà rievocata davanti ai giudici del tribunale penale
cagliaritano nel mese di maggio.
Il processo vede imputate sette persone rinviate a giudizio per i
reati di naufragio colposo plurimo.
L’affondamento del mercantile provocò infatti la morte di 18 dei 19
componenti l’equipaggio.
Gli imputati sono il capitano Mario Borsani di 46 anni da Milano,
direttore della società armatrice del «Fusina», il comandante
l’ufficio circondariale marittimo di Portovesme Franco Pistis,
l’incaricato del registro navale Erasmo Da Sarcina, ed i funzionari
della società «Monteponi-Montevecchio» Mario Spinas, Renato
Guerriero, Giuseppe Parisi e Mario Honnorat.
Il capitano Borsani, oltre che di naufragio colposo ed omicidio
colposo plurimo deve anche rispondere di simulazione di reato in
relazione alla denuncia di un furto negli uffici della società
presentata alle forze dell’ordine.
Durante l’impresa ladresca, secondo l’esposto, scomparvero dagli
uffici alcuni documenti riguardanti il mercantile.
A carico di Franco Pistis pende inoltre l’accusa di falso in
scrittura privata per avere, stando alle motivazioni del rinvio a
giudizio, alterato in un documento l’indicazione del grado di
umidità del minerale contenuto nelle stive della nave al momento del
naufragio.
Il mercantile «Fusina» di 2.706 tonnellate di stazza lorda, era
affondato il 16 gennaio del 1970 dopo aver lasciato, con 19 uomini a
bordo, gli ormeggi dello scalo marittimo di Portovesme dove aveva
caricato 3.995 tonnellate di blenda sfusa.
Unico superstite del naufragio era stato il cameriere di bordo Ugo
Freguja di 31 anni da Venezia.
Il marinaio era stato rinvenuto privo di sensi su una spiaggia di
Carloforte due giorni dopo la tragedia.
Nessuno, prima del ritrovamento del Freguja, si era reso conto
dell’affondamento della nave.
Ricostruendo agli inquirenti il dramma del mare il marinaio
veneziano aveva affermato che il mercantile si era inabissato
rapidamente dopo un improvviso sbandamento del carico.
Nel corso delle ricerche dei naufraghi, durate diversi giorni, i
soccorritori recuperarono i corpi di tredici dei diciotto membri
dell’equipaggio periti.
Vennero infatti ritrovati i cadaveri del comandante del «Fusina»
Mario Catena di 52 anni, del secondo ufficiale di coperta Giordano
Voltolina di 61 anni, dell’ufficiale radiotelegrafista Giovanni
Nordio di 27 anni, del direttore di macchina Sergio Renier di 31
anni, del primo ufficiale di macchina Erminio Doria di 31 anni, del
nostromo Duilio Padoan di 48 anni, dei marinai Domenico Bonaldo di
36 anni e Giuseppe Ballarin di 32 anni, del capo fuochista Sergio
Doria di 52 anni, dell’operaio meccanico Francesco Ravalico di 37
anni, degli ingrassatori Nicola Farinola di 24 anni e Giulio Scielzo
di 24 anni e quello del cuoco Giovanni Lenzovich di 56 anni, tutti
originari delle zone di Venezia e Trieste.
Risultano tuttora dispersi il primo ufficiale di coperta Giacinto
Gimma di 32 anni, il secondo ufficiale di macchina Giacomo Canova di
47 anni, i marinai Giuseppe De Gennaro 33 anni e Felice Spanio di 56
anni, ed il mozzo Angelo Barbieri di 15 anni.
I familiari delle 18 vittime si sono costituiti parte civile nel
procedimento contro i sette imputati.
Lo scafo del mercantile è stato localizzato ad una profondità di 98
metri al largo dell’isola di San Pietro.
Nel corso delle ispezioni, effettuate durante l’inchiesta
giudiziaria, sono state rilevate sulla fiancata destra dello scafo
ampi squarci e profonde ingobbature.
Una perizia tecnica disposta dal magistrato inquirente, compiuta in
base ai risultati delle ispezioni sottomarine ed allegata agli atti
processuali, indica come unica causa dell’affondamento lo
spostamento del carico nelle stive, spostamento causato da motivi a
loro concorrenti.
Sette, secondo la perizia, sono i motivi che hanno determinato lo
spostamento del carico: l’inidoneità della nave a trasportare
carichi pesanti alla rinfusa soggetti a scorrimento e costipamento,
l’imbarco a bordo di un carico molto più umido di quanto dichiarato
all’autorità portuale, l’imbarco di una quantità di carico
notevolmente superiore a quella concessa dal regolamento di bordo
libero, il mancato zavorramento della nave, la partenza della nave
in condizioni di mare e di tempo avverse, la mancanza del fasciatura
nella stiva di poppa, e l’insufficiente altezza della fasciatura
nelle stive di prora e di centro.
|