Cagliari, 5 febbraio
Risponderanno in sette, a maggio, davanti al Tribunale di Cagliari,
del naufragio del mercantile «Fusina», inabissatosi al largo della
Sardegna, nel gennaio di sei anni fa: persero la vita diciotto dei
diciannove membri dell’equipaggio, quasi tutti veneziani.
Il giudice istruttore, anche sulla base di perizie svolte sul
relitto, che giace ad una profondità di circa cento metri, ha
ritenuto infatti che non la fatalità, ma colpe di uomini che
causarono il disastro.
Di qui, le accuse di naufragio colposo e di omicidio plurimo
colposo, per le quali sono stati rinviati a giudizio il capitano
Mario Borsani, 46 anni, Milano, direttore della società armatrice
«Sana», il comandante dell’ufficio circondariale marittimo di
Portovesme (Cagliari), Franco Pistis, l’incaricato del registro
navale, Erasmo Da Sarcina, e i funzionari della società «Monteponi-Montevecchio»,
Mario Spinas, Renato Guerriero, Giuseppe Parisi e Mario Honnorat.
Il comandante Borsani deve anche rispondere di simulazione di reato
per la denuncia di un furto negli uffici della «Sana», dai quali
scomparvero, secondo gli inquirenti, soltanto documenti riguardanti
il «Fusina».
A carico di Franco Pistis pende anche l’accusa di falso in scrittura
privata, per avere - secondo il giudice istruttore - alterato in un
documento il grado di umidità del minerale contenuto nelle stive
(3995 tonnellate di blenda sfusa) del «Fusina» alla partenza per
l’ultimo viaggio.
Come si ricorderà, il «Fusina» partì da Portovesme alle 21:15 del
16 gennaio del ’70, diretto a Porto Marghera.
Un’ora più tardi, affondò, per un improvviso spostamento del carico.
Si salvò soltanto un uomo, il cameriere Ugo Freguja, del Lido di
Venezia, trovato due giorni dopo sulla costa sarda.
Le ricerche, che si protrassero per giorni, portarono al recupero di
tredici salme; le altre cinque non sono mai state trovate.
Enorme fu l’emozione a Venezia e a Chioggia, località dalle quali
provenivano quattordici dei diciotto morti: il comandante Mario
Catena, 53 anni, Mestre; il primo ufficiale Giacinto Gimma, 32 anni,
Mestre; il secondo ufficiale Giordano Voltolina, 61 anni, Chioggia;
il direttore di macchine Giorgio Renier, 31 anni, Venezia; il
secondo ufficiale di macchina Giacomo Canova, 47 anni, Zelarino;
l’ufficiale radiotelegrafista Giovanni Nordio, 27 anni Chioggia; il
nostromo Duilio Padoan, 49 anni, Chioggia; il primo ufficiale di
macchina Erminio Doria, 31 anni, Lido; il capo fuochista Sergio
Doria, 52 anni, Mestre; il marinaio Domenico Bonaldo, 36 anni,
Chioggia; il marinaio Giuseppe Ballarin, 32 anni, Mestre; il
marinaio Felice Spanio, 57 anni, Chioggia; il cuoco Giovanni
Lenzovich, 56 anni, Chioggia; il mozzo Angelo Barbieri, 16 anni,
Sottomarina.
Con loro morirono il triestino Francesco Ravalico, 37 anni, operaio
meccanico; il friulano Giuliano Schielzo, 24 anni, da Mussana,
ingrassatore e due molfettani, Nicola Farinola, 24 anni,
ingrassatore e il marinaio Giuseppe De Gennaro, 33 anni.
Sulla base delle perizie per le quali è stato chiesto l’aiuto del
comandante Bucher, campione del mondo di immersione, che scattò
anche numerose fotografie al relitto, localizzato due anni e mezzo
dopo, il giudice istruttore ha rilevato che lo spostamento del
carico fu causato dalla non idoneità del «Fusina» a quel tipo di
carico; dall’imbarco di un carico molto superiore a quello concesso,
e più umido di quanto dichiarato; dal mancato zavorramento della
nave, dalla partenza in condizioni di mare e di tempo avverse, e
dalla mancata predisposizione di altre misure atte ad evitare lo
sbandamento del carico.
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