A cura di Salvatore Borghero Rodin

     

 

 
 

A cura di Salvatore Borghero Rodin - Racconto a puntate sui principali eventi che hanno dato vita alla grande storia di Carloforte e dell'Isola di San Pietro

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16.01.2010 - Fusina - Nel 40° anniversario della tragedia che toccò il cuore dei Carlofortini
   

La tragedia del Fusina

Settima parte

Rassegna stampa nazionale

Articolo 26

L’AVVISATORE MARITTIMO
mercoledì 28 gennaio 1970

La perdita della motonave «Fusina»
Un naufragio e tante ipotesi

Secondo una notizia di stampa il consiglio comunale di Chioggia avrebbe chiesto al governo di promuovere una severa inchiesta sull’affondamento della motonave «Fusina» al preciso scopo di identificare e punire i responsabili del tragico avvenimento.

La richiesta dell’autorità municipale della cittadina veneta che conserva una antichissima tradizione marinara e che quindi ha coscienza di ciò che vuol dire vivere ed operare sul mare e che purtroppo annovera il maggior numero di scomparsi fra gli uomini dell’equipaggio della nave, è perfettamente giustificabile ove ci si soffermi a considerare l’angoscia di coloro che al dolore della perdita così improvvisa e così tragica aggiungono l’umano tormento di un dubbio che può sorgere dalle circostanze stesse del naufragio.

Le condizioni del tempo quella sera in cui avvenne la perdita quasi improvvisa della «Fusina», non erano affatto proibitive almeno da quanto e stato dichiarato e non smentito: un po’ di vento e un po’ di mare, ma nulla di minaccioso che potesse costituire ostacolo alla navigazione.

Nonostante ciò, dopo poche ore della partenza dal porto di caricazione - la visibilità risulta fosse buona - la motonave sbanda con un angolo sempre più accentuato poi si capovolge e affonda trascinando con sé l’equipaggio che, salvo il cameriere, non riesce a salvarsi.

Cosa può essere successo a bordo della motonave per provocare una perdita così repentina?

Le dichiarazioni del superstite sono vaghe: d’altra parte la sua qualifica di bordo escluderebbe una esperienza specifica sufficiente per la precisazione di particolari che potrebbero essere importanti per una ricostruzione dei fatti: inoltre sembra che l’uomo già dormisse in cuccetta e che sia stato svegliato da rumori insoliti e dai richiami concitati degli uomini dell’equipaggio ormai consci della posizione pericolosa della nave.

Se ne dovrebbe quindi dedurre che quando egli si gettò in mare era all’oscuro di quanto stava accadendo e che fatalmente aumentava l’angolo di sbandamento.

La «Fusina» aveva caricato, si può supporre data la sua stazza lorda, quattromila tonnellate di zinco circa: è stato scritto, purtroppo, che una delle cause del disastro potrebbe essere stato lo «scorrimento» del carico anche a causa del movimento ondoso e a questo proposito si può tranquillamente affermare che l’ignoranza nostra in cose di mare è piuttosto larga e preoccupante.

Il minerale di zingo, come tutti i minerali ha la caratteristica di essere pesante: il suo peso specifico varia da 3,9 a 4,1 il che vuol dire che occupa poco volume e per quanto riguarda il suo ingombro nelle stive non richiede operazioni di stivaggio.

La sua pesantezza lo rende compatto ed è quasi impensabile che possa, anche in movimento lento, scivolare da una parte o dall’altra delle stive modificando, a causa del rollio, quell’assetto di stabilità che doveva sussistere al termine della caricazione; stabilità che ha una precisa legge per la quale il punto metacentrico deve trovarsi sempre al di sopra del centro di gravità.

Se questa condizione dovesse variare per spostamenti di pesi nelle stive si potrebbe verificare quello sbandamento che accentuandosi man mano provocherebbe inevitabilmente il rovesciamento della nave.

I casi di scorrimento del carico nelle stive possono verificarsi con determinate merci come i cereali in genere ove non siano osservate le norme particolari che esistono per convenzioni internazionali, o con le cosiddette «varie» per difetto di stivaggio o errato calcolo di sistemazione del carico tra stive e corridoi il che peraltro è molto raro.

Quindi si può escludere a priori che la motonave possa essere affondata per lo spostamento del minerale: un rappresentante della società armatrice avrebbe avanzato l’ipotesi che il minerale, forse di recente estrazione, potesse conservare dell’acqua che accumulandosi poi in fondo alla stiva avrebbe determinato lo sbandamento che accentuandosi sarebbe stato, come già detto, la causa del rovesciamento.

L’ipotesi è piuttosto azzardata perché anche ammessa la presenza di un po’ d’acqua nel minerale questa sarebbe colata in quantità notevole dalle «benne» nel movimento della mancina dai cumuli ai boccaporti: il poco che ne poteva residuare sarebbe ristagnato in fondo stiva.

E allora può essere chiesto, perché la motonave «Fusina» è affondata?

Fu forse caricata oltre misura, oltre la sua portata normale o per dirla in linguaggio più marinaresco «sotto la marca»?.

E’ inammissibile perché nessun capitano, anche il più zelante nei confronti degli interessi dei suoi armatori, si metterebbe nelle condizioni di appesantire la nave sino al punto di perderla.

Oltre tutto sarebbe un incosciente perché non solo metterebbe in gioco la vita del suo equipaggio ma anche la propria.

Ad ogni modo al punto di caricazione agli inquirenti sarà ben dato di controllare il carico consegnato.

La motonave era relativamente non vecchia di costruzione; è stato detto che nello scorso anno era stata immessa in bacino per lavori e quindi evidentemente sottoposta a visita dei periti;

non è pensabile di conseguenza che potesse trascinare delle «magagne» di tali entità da provocare un cedimento di qualche struttura e quindi una «falla» sufficiente a creare lo sbandamento e il rovesciamento.

Sembra, secondo quanto è stato comunicato dalla stessa autorità marittima, che uno scafo sarebbe stato individuato a poche miglia dalla costa di Carloforte a circa settanta metri di profondità; potrebbe verosimilmente essere lo scafo della motonave scomparsa.

Se così fosse, non sarebbe impossibile ad un personale specializzato giungere ad un accertamento che risolva il doloroso dubbio che può preoccupare e che alimenta commenti non sempre obiettivi.

Ma il mare è anche crudele: travolge e nei suoi abissi nasconde il segreto della tragedia di un pugno di uomini avvinghiati all’ultima speranza che s’infrange nel rotolio dell’onda che non ha clemenza: è stato sempre così nella storia della marineria, una storia eroica di generazioni e generazioni che al mare consegnarono la loro esistenza di sacrificio a volte spezzato dal Fato.

Nino Viganò

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Fine settima parte - Articolo 26

 

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