A cura di Salvatore Borghero Rodin

     

 

 
 

A cura di Salvatore Borghero Rodin - Racconto a puntate sui principali eventi che hanno dato vita alla grande storia di Carloforte e dell'Isola di San Pietro

Indice generale della rubrica "La grande Storia di Carloforte"

Ritorna all'indice della rassegna stampa sulla tragedia del Fisina

 

Vai alla puntata precedente della rubrica "Storia"

Vai alla puntata successiva della rubrica "Storia"

Vedi anche

16.01.2010 - Fusina - Nel 40° anniversario della tragedia che toccò il cuore dei Carlofortini
   

La tragedia del Fusina

Settima parte

Rassegna stampa nazionale

Articolo 25

IL GAZZETTINO
Edizione della Provincia di Venezia

martedì 27 gennaio 1970
- pagina 9 -

Il sindaco Bighin tornato da Carloforte
Diverse perplessità sulla tragedia

A colloquio con il sindaco di Chioggia Michele Bighin reduce dal viaggio in Sardegna sui luoghi della tragedia del «Fusina».

- Quale accoglienza ha ricevuto?

«Ho avuto da tutti commoventi manifestazioni di solidarietà per il lutto che ha colpito Chioggia e ho potuto constatare che enti pubblici e privati, militari e civili, gareggiavano nella pietosa opera di ricerca degli scomparsi lungo una vasta inaccessibile zona rocciosa che impressiona solo a guardarla.

Mi sono recato nelle isole minori facendo tappa a Sant’Antioco ed a Carloforte, centro sito nell’isoletta di S. Pietro.

Mentre sbarcavo dal traghetto ho assistito all’arrivo di un cadavere appena portato a riva da pescatori.

Alla sua identificazione hanno provveduto più tardi all’obitorio Freguia, il superstite, e l’armatore De Simone.

Era la salma di Giordano Voltolina che era stata raccolta in mare da un mezzo della marina militare».

I cadaveri sono stati ritrovati lontano o vicino alla riva?

«Qualche salma galleggiava al largo ma in prevalenza il mare agitato aveva spinto, quella terribile notte, la maggior parte dei naufraghi contro le coste cosparse di rientranze, di sporgenze e di strette gallerie ove potevano addentrarsi soltanto leggerissimi navigli.

Si ritiene che molti marinai siano morti per mancanza di soccorsi appena toccata terra, altri per l’impossibilità di scalare i picchi sul mare.

Con le autorità e la gente del luogo abbiamo parlato anche delle difficoltà delle trasmissioni radiotelegrafiche e telefoniche per i cosiddetti «coni» d’ombra e della necessità impellente di dover installare a Sant’Antioco o a Sant’Andrea un ripetitore elettrico.

In tutti i casi l’affondamento del «Fusina», per le circostanze di tempo e di luogo nelle quali si è verificato, ha lasciato perplessi i tecnici».

Articolo non firmato,
corredato della foto del sindaco di Chioggia, avv. Bighin

Continua...

Fine settima parte - Articolo 25

 

[Torna ad inizio pagina]

Per inviare una e-mail alla redazione di "Storia" clicca qui sotto

 
     

Dal 06.09.2001

 
       

 

 

 

   

Inviare al Webmaster una e-mail con domande o commenti su questo sito web