Egregio Direttore,
Sono un ex
ufficiale marconista della Marina, attualmente perito industriale
collaudatore, presso una grossa industria metalmeccanica, ed ho
seguito lo svolgersi e lo sviluppo dei fatti concernenti il Fusina.
L’ufficiale
marconista Nordio è stato un mio compagno di corso, benché con un
anno di differenza, lo conoscevo quindi bene.
Secondo me è da
ritenere certa la causa dell’affondamento, dovuta alla mal
distribuzione del carico, causa del conseguente spostamento e poi
della perdita della nave.
Per quanto riguarda
ora il campo più specifico della mancata ricezione del segnale di
soccorso da parte delle stazioni costiere e in navigazione nell’area
del Fusina, oltre a condividere la possibilità che Nordio possa aver
eseguito o non eseguito una errata manovra di commutazione degli
interruttori d’antenna, quel che può essere invece molto più
probabile è che l’antenna non sia mai stata alzata, come succede
spessissimo, direi quasi regolarmente sulle navi che hanno fretta di
partire e dove la serie di operazioni finali, come la chiusura delle
stive ed il fissaggio dei bighi di carico, viene fatta quando la
nave è già partita ed il pilota è già sceso.
Queste operazioni
non si protraggono in genere che per due o tre ore dalla partenza,
ma nel caso del Fusina hanno perso tempo prezioso e al momento del
bisogno era ormai troppo tardi.
Questa non è altro
che una mia personale supposizione dovuta all’esperienza in mare, ma
che può essere purtroppo ottimamente valida.
Con ogni
probabilità l’inchiesta ed i sommozzatori diraderanno queste nebbie.
E’ da augurarsi in
conclusione che emergano quei dati e quei fatti tali da rendere
necessario il miglioramento ed il controllo con più severità e
precisione degli apparecchi, dei procedimenti di caricazione e delle
condizioni perché la nave possa prendere il mare, in maniera da
garantire, per quanto possibile, una certa sicurezza, ed evitare che
altri uomini perdano così facilmente la loro vita.
P.i. Livio Ravarotto
Costa di Rovigo
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