Mestre, 21 gennaio
Nella vicenda
dell’affondamento del mercantile «Fusina» c’è da ieri un capitolo
«giallo».
Gli uffici della
società abruzzese di navigazione (Sana) proprietaria del «cargo»
inabissatosi al largo di Capo Sandalo, in Sardegna, sono stati
visitati dai ladri.
Prima di partire
per Carloforte il direttore della società, comandante Borsani, ha
denunciato ai carabinieri l’incursione dei malviventi negli uffici
al terzo piano di uno stabile di Corso del Popolo.
Dalla denuncia
risulta che il furto è stato scoperto da Maria Masetto, la donna
addetta alle pulizie dell’ufficio, abitante in via Squero 62.
La Masetto si era
recata nella sede della «Sana» verso le 20.
A quell’ora, per la prima volta da domenica sera, gli uffici erano
deserti.
Il comandante Borsani se n’era andato verso le 19,30. La donna ha
detto di essersi accorta che la porta era stata forzata.
Ha detto anche di aver constatato il disordine lasciato nelle stanze
dagli ignoti «visitatori» degli uffici.
Maria Masetto ha
telefonato al comandante Borsani che è tornato nuovamente in Corso
del Popolo, per un primo inventario.
E’ risultato – lo
ha dichiarato il comandante nella denuncia presentata ai Carabinieri
– che i malviventi si sono appropriati soltanto di 21 mila lire,
custodite nel cassetto della scrivania del fattorino.
La somma costituiva
il «fondo scorta» per le spese postali della compagnia.
La coincidenza del
furto con il momento delicato per la società – dopo l’affondamento
del «Fusina» - e le circostanze che hanno caratterizzato
l’incursione dei ladri, sono tali da giustificare almeno qualche
perplessità.
Gli uffici della
«Sana» sono al terzo piano di un edificio che ospita anche la sede
dell’associazione dei Consulenti del lavoro e gli uffici del Centro
idrologico dell’Enel.
Questi uffici, non
sono stati visitati dai malviventi.
Ieri sera verso le
19,30, un metronotte, avrebbe notato, nei pressi dello stabile,
alcuni giovinastri.
Si trattava dei
ladri che attendevano la chiusura degli uffici della «Sana»?
Perché i
malviventi, entrati in uno stabile deserto, si sono limitati a
«prelevare» 21 mila lire dalla scrivania di un fattorino,
trascurando di asportare una piccola cassetta di sicurezza
contenente altro denaro, custodita in un armadio?
Può essere stata
una «banale» impresa ladresca, condotta da gente inesperta, che
sperava che negli uffici della «Sana» fossero custoditi molti soldi.
L’impresa potrebbe
però, risultare gravissima se un inventario più accurato di quello
compiuto subito dal comandante Borsani conducesse alla scoperta che
i ladri, oltre che alle 21 mila lire, hanno asportato anche
documenti attinenti alla nave inabissatasi nel mar di Sardegna. |