Dal nostro corrispondente
Cagliari, 21 gennaio
Una barca a remi e
due persone, una anziana e una giovane, che si allontanano dal
porticciolo di Carloforte al mattino: sono Sergio Catena e suo
figlio, fratello e nipote del Comandante del Fusina, disperso in
mare dopo il naufragio del mercantile a poche miglia dalla costa.
Vanno alla ricerca
della salma e hanno l’intenzione di fare il periplo dell’isola, poi
forse di battere le coste fin dove è ragionevole presumere che il
cargo possa essersi arenato, se le correnti non l’hanno portato più
lontano.
Ci sono altre
barche: tutte quelle di Carloforte, che è paese di pescatori e di
marinai.
Il sindaco ha preso
oggi la direzione delle ricerche e ha diviso i gruppi di volontari
sulle imbarcazioni, assegnando a ciascuno un tratto di costa da
perlustrare.
Mentre le barche
uscivano, stamattina, due rientravano con le salme avvistate ieri,
verso il tramonto, e che il buio aveva impedito di recuperare.
E’ stato un
pescatore, Mariolino Pellerano, che si è tuffato e ha liberato dagli
scogli il corpo di Erminio Doria, primo ufficiale di bordo.
Il suo orologio
camminava ancora.
Oggi, altri due
corpi di marinai della “Fusina” sono stati avvistati, uno da una
barca di pescatori vicino alla Grotta delle Oche, l’altra dalla
motovedetta della Capitaneria di porto di Cagliari a “Punta Borrona”.
Il primo è stato
recuperato e portato a Carloforte, per il secondo, nel pomeriggio
erano ancora in corso le operazioni di recupero.
Assomma così a
dieci il numero dei corpi recuperati o avvistati.
Sono ancora disperse otto salme.
Domani le salme che sono state recuperate partiranno da Carloforte.
La salma di Giorgio Renier è già partita stamattina, per Porto
Torres.
Al porto c’era quasi tutta Carloforte a salutarla.
Le salme
riconosciute con certezza sono quelle di Erminio Doria, primo
ufficiale di macchina; Giordano Voltolina, secondo ufficiale;
Giovanni Nordio radiotelegrafista; Duilio Padoan, nostromo;
Francesco Ravalico, meccanico; e dei marinai Giuseppe Ballarin e
Nicola Farinola.
Il mare – intorno a
Carloforte – è ritornato tranquillo da ieri.
Nei giorni scorsi era però infuriato.
Eppure i vecchi marinai, che hanno dimestichezza con le onde e con
il codice della navigazione, dicono che non è stata tutta colpa
della tempesta. “Il carico era troppo umido” affermano: c’è chi dice
che avesse il 25% di umidità.
Il codice della
navigazione prescrive che la blenda può essere stivata umida non
oltre l’otto per cento. Qualcuno a Porto Vesme (lo scalo dal quale
il Fusina era partito venerdì sera alle 21.30) è sicura che il
naufragio, in un certo senso almeno, era scontato.
C’è gente che
afferma che la nave non doveva uscire.
Il pilota del
porto, comandante Giannini, che ha accompagnato la “Fusina” fuori
dalle dighe, avrebbe sconsigliato il comandante di uscire con il
carico in quello stato e con quel mare.
Giannini avrebbe anche affermato che già all’uscita dei moli la nave
era sbandata.
La notizia è di
fonte attendibile.
Il Comandante della
Capitaneria di porto di Cagliari, colonnello Possenti, ha rilasciato
una dichiarazione a proposito della polemica sorta
sull’installazione di stazioni di ascolto radiotelegrafiche lungo la
costa occidentale della Sardegna.
Egli ha affermato che da tempo la Capitaneria di porto aveva chiesto
alle autorità ministeriali l’installazione di tali stazioni.
Stamane – infine –
l’unico superstite del naufragio del “Fusina” è giunto a Cagliari
con il rappresentante della società armatoriale “SANA” dott. De
Simone per riconoscere la salma trasportata dall’«Altair» ieri
notte.
Ora il Freguia
piange in continuazione.
Dino Sanna |