Venezia,
20 gennaio
Giovanni Nordio,
detto Giorgio, 28 anni, radio-operatore a bordo del «Fusina». Una
storia, la sua, segnata da una tragica catena di fatalità.
Giovanni Nordio era
già stato vittima di un naufragio drammatico ma lui quel episodio se
lo ricordava appena, per averne sentito parlare da bambino.
Il 13 ottobre del
’44 – Giovanni aveva meno di due anni – sua madre lo teneva in
braccio a bordo della motonave «Giudecca». Ci fu un drammatico
bombardamento, seguito da un mitragliamento. La motonave affondò. Ci
furono diecine di morti. Fra questi la madre di Giovanni Nordio che,
ferita gravemente da una raffica, s’era gettata in mare stringendo
il piccolo al petto e prima di spirare era riuscita a raggiungere la
riva, porgendo il piccolo Giovanni a dei soccorritori.
Il viaggio che gli
è costata la vita doveva essere l’ultimo a bordo del «Fusina».
Giovanni Nordio, infatti, aveva già ricevuto la lettera di
assunzione da parte della «Snam progetti» che lo aveva destinato
alla cabina radio di una piattaforma fissa per le ricerche
petrolifere in mare aperto.
Arrivato a Porto
Marghera sarebbe sbarcato per non rimettere più piede sul ponte del
mercantile affondato nel mare di Sardegna.
Giovanni Nordio
avrebbe dovuto sposarsi fra qualche mese con una bella ragazza bruna
di Chioggia.
L’imbarco sul
«Fusina» glielo aveva procurato il fratello Agostino, c’era lui,
prima, sulla nave della «Sana».
Poi gli è stato
offerto un imbarco più buono su una grossa barca che sta navigando
ora nell’Oceano Indiano.
Per aiutare il
fratello a mettere insieme i soldi per il matrimonio, prima che la
compagnia assumesse un altro radio-operatore, Agostino Nordio si è
preoccupato di far ingaggiare il fratello.
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