A cura di Salvatore Borghero Rodin

     

 

 
 

A cura di Salvatore Borghero Rodin - Racconto a puntate sui principali eventi che hanno dato vita alla grande storia di Carloforte e dell'Isola di San Pietro

Indice generale della rubrica "La grande Storia di Carloforte"

Ritorna all'indice della rassegna stampa sulla tragedia del Fisina

 

Vai alla puntata precedente della rubrica "Storia"

Vai alla puntata successiva della rubrica "Storia"

Vedi anche

16.01.2010 - Fusina - Nel 40° anniversario della tragedia che toccò il cuore dei Carlofortini
   

La tragedia del Fusina

Terza parte

Rassegna stampa regionale sarda

Articolo 09

L'UNIONE SARDA
sabato 24 gennaio 1970

Nuovi agghiaccianti particolari sulla tragedia del «Fusina»
Cinque naufraghi sono morti dopo aver raggiunto la riva
Quattro hanno riportato ferite mortali venendo scagliati contro gli scogli.
Il quinto è riuscito a toccare terra ed è deceduto per assideramento.
Localizzato il relitto della nave: è posato su un fianco a novanta metri di profondità.

Carloforte, 23 gennaio 1970

Mentre lo scafo del «Fusina» veniva localizzato dai mezzi della Marina militare al largo di Carloforte, un’altra sconvolgente notizia dava all’affondamento del mercantile un aspetto più allucinante e drammatico: cinque dei diciotto naufraghi, giunti vivi a riva dopo l’affondamento della nave, sono morti mentre tentavano di mettersi definitivamente in salvo sugli scogli nei pressi di Capo sandalo.

Lo ha accertato il dottor Felice Maurandi, che ha eseguito la perizia necroscopica delle nove salme recuperate nei giorni scorsi.

Egli ha infatti constatato che quattro delle vittime sono morte per traumi provocate da ripetuti colpi al cranio e al torace con conseguenti emorragia e commozione cerebrale; la quinta vittima è invece deceduta per assideramento: si tratterebbe del marinaio Domenico Bonaldo, il quale, dopo essere riuscito a raggiungere la riva, sarebbe spirato stremato dal lungo sforzo.

Il corpo del giovane, risucchiato dalle onde, finiva poi nuovamente in mare nel punto in cui è stato ripescato due giorni fa dai soccorritori.

Queste rivelazioni lasciano aperti sconcertanti interrogativi che, però, purtroppo, restano senza risposta.

E’ lecito comunque chiedersi se uno solo dei diciannove componenti l’equipaggio del «Fusina» si sarebbe salvato qualora i soccorsi fossero stati tempestivi.

Qualche altro, assieme ad Ugo Freguja, l’unico superstite, poteva essere raggiunto in tempo se l’S.O.S. fosse stato captato dalla stazione radio di Campu Mannu (ciò, ovviamente, se l’appello è stato effettivamente lanciato come afferma il cameriere).

I dubbi comunque potranno essere chiariti se lo scafo del «Fusina», che è stato localizzato, attraverso scandagli sonori e apparecchiature elettroniche dalle navi della Marina militare verso le 14, a due miglia e mezzo a nord-ovest da Punta delle Oche, potrà essere recuperato.

Il natante, secondo i primi rilievi fatti, si trova adagiato su un fianco ad una profondità di circa 90 metri.
Ovviamente, qualche dubbio sulla identità dello scafo localizzato sussiste ancora.

Per sciogliere ogni possibile riserva, domani gli esperti della Marina effettueranno altri sondaggi servendosi di speciali telecamere attrezzate per le riprese subacquee che sono state appositamente richieste non appena è stato individuato lo scafo.

Intanto, l’ispettore del Ministero delle poste giunto l’altro ieri da Roma per controllare l’efficienza delle stazioni radio costiere in ascolto, ed in particolare quella di Campu Mannu, ha iniziato il suo lavoro.

Come è ormai noto, la stazione radio cagliaritana, a causa dei frequenti «coni d’ombra» provocati dalle masse terrose delle miniere del Sulcis che assorbono le onde magnetiche, non riesce ad intercettare le segnalazioni in fonia trasmesse dalle navi in transito al largo delle coste occidentali della Sardegna e di quelle orientali.

Imbarcatosi sulla motovedetta «C.P. 306» della Capitaneria di Cagliari che ha salpato l’ancora stamani da Carloforte, verso le 11 il funzionario ha fatto lanciare alcuni segnali.

In quel momento l’imbarcazione si trovava al largo di Sant’Antioco ed il segnale in fonia, è stato intercettato da Campu Mannu: la ricezione era però molto debole e l’ascolto disturbato da continue interferenze dovute anche alle comunicazioni via radio tra i pescherecci che operano nella zona.

Gli esperimenti sono proseguiti per l’intera giornata ma i risultati non sono stati resi noti.

I tecnici della stazione radio cagliaritana, dal canto loro, hanno fatto rilevare i «coni d’ombra» non sono permanenti ma che, tuttavia, disturbano notevolmente la ricezione.

Essi ritengono che se l’impianto fosse trasferito a capo Spartivento, potrebbe raccogliere i dispacci e le comunicazioni radio trasmessi dalle navi in transito sia sul versante occidentale che su quello orientale.

Le ricerche, che sono proseguite per tutta la giornata, hanno portato al recupero del cadavere che era rimasto incastrato tra le rocce in località «Spalmatore».

Dopo aver fatto saltare con la dinamite alcuni scogli, i sommozzatori dei vigili del fuoco hanno recuperato la salma che è stata portata all’obitorio di Carloforte.

Le ricerche, alle quali partecipano oltre ai mezzi navali ed aerei anche i carabinieri che perlustrano le coste, riprenderanno domani all’alba.

Francesco Era

Continua...

Fine terza parte - Articolo 09

 

[Torna ad inizio pagina]

Per inviare una e-mail alla redazione di "Storia" clicca qui sotto

 
     

Dal 06.09.2001

 
       

 

 

 

   

Inviare al Webmaster una e-mail con domande o commenti su questo sito web