Cagliari,
23
gennaio 1970
Delle dieci vittime
finora recuperate del naufragio del mercantile «Fusina» cinque
hanno toccato terra prima di morire. La loro morte non è stata
provocata da asfissia per annegamento.
Quattro sono
deceduti mentre cercavano di arrampicarsi sulle irte scogliere
dell’isola di San Pietro ed uno è morto dopo essere riuscito ad
issarsi su uno scoglio, probabilmente, per assideramento.
Queste sconcertanti
notizie, che rendono ancora più drammatica l’agonia dei componenti
l’equipaggio del «Fusina» emergono dai risultati delle sette
perizie necroscopiche effettuate su richiesta del pretore di
Sant’Antioco dott. Antonio Polo dal dott. Felice Maurandi di
Carloforte.
Il riserbo che
viene mantenuto sull’indagine «sommaria» condotta dall’ufficio
circondariale marittimo di Carloforte e coordinata dall’ispettore
generale del ministero della marina mercantile dott. Antonio Azario
e dal comandante della capitaneria di porto di Cagliari col. Osvaldo
Possenti, non consente di conoscere quali dei dieci naufraghi non
sono deceduti per asfissia da annegamento. Si sa soltanto che nel
corso delle perizie necroscopiche il dott. Felice Maurandi ha
stabilito che quattro decessi sono stati provocati da traumi
ripetuti al cranio ed al torace con emorragia e commozione
cerebrale. Per un'altra vittima, il marinaio Domenico Bonaldo di 36
anni, il decesso sarebbe stato provocato da assideramento. Infatti
lo sfortunato marittimo era riuscito a toccare terra, ma stremato
non ha resistito al freddo ed il cadavere è stato risucchiato in
mare dalle onde. La canottiera del marinaio è stata trovata su uno
scoglio. Domenico Bonaldo era riuscito ad arrampicarvisi ma poi vi è
stato strappato dalle onde.
Il pretore di
Sant’Antioco, che da lunedì si trova a Carloforte per procedere
all’identificazione ufficiale delle salme, invierà nei prossimi
giorni il rapporto con le perizie necroscopiche alla procura della
repubblica di Cagliari.
Le risultanze delle
perizie potranno essere di notevole importanza ai fini
dell’inchiesta formale che la direzione marittima di Cagliari aprirà
nei prossimi giorni, dopo aver preso visione dei risultati
dell’indagine sommaria per l’accertamento delle cause, delle
circostanze e delle modalità del naufragio.
Le otto salme che
nei giorni scorsi erano state composte nel cimitero di Carloforte
sono state avviate ai luoghi di origine per essere tumulate nei loro
cimiteri.
La motovedetta
della capitaneria di porto «CP 306» oltre ad effettuare le
ricerche ha tenuto anche i collegamenti radio con la stazione di Campomannu per individuare con esattezza i coni d’ombra che non
consentono la ricezioni di segnali in fonia. Collegamenti sono stati
effettuati anche con le altre radio costiere. A bordo della
motovedetta che è dotata di una efficiente apparecchiatura radio per
la trasmissione in fonia si trovava l’ispettore del ministero delle
poste e telecomunicazioni dott. Bendendo, il quale è stato inviato
dal ministro per accertare la situazione delle radio costiere
dell’isola e le reali esigenze per l’installazione di altri punti di
ascolto con particolare riferimento alle coste occidentali,
passaggio obbligatorio di un intenso traffico marittimo nel
Mediterraneo.
Un relitto è stato
individuato dalle unità della marina militare. Le probabilità che si
tratti del relitto del «Fusina» e non di un altro relitto sono –
secondo le autorità militari impegnate nelle ricerche – 99 su cento.
Le unità militari
hanno localizzato su un fondale tra i 70 e i 100 metri, a due miglia
e mezzo circa a nord ovest da punta delle Oche, al largo dell’isola
di Carloforte, un grosso relitto. L’individuazione è avvenuta a
mezzo di scandagli sonori e di apparecchiature elettroniche.
Le autorità
militari hanno chiesto delle telecamere attrezzate per riprese
subacquee per accertare con sicurezza che si tratti del «Fusina» e
per stabilire la posizione del mercantile.
Il ritrovamento dello scafo è considerato molto importante ai fini
dell’inchiesta per accertare le cause e le eventuali responsabilità
del naufragio.
Frattanto si è
appreso che una delle dieci salme finora recuperate è quella del
comandante del «Fusina», Mario Catena.
L’identificazione
del comandante della motonave affondata è stata confermata dal
fratello, che da alcuni giorni si trova a Carloforte e che, in più
riprese, era uscito in mare, alla ricerca del congiunto scomparso, a
bordo di una barca noleggiata nell’isola di San Pietro. |