A cura di Salvatore Borghero Rodin

     

 

 
 

A cura di Salvatore Borghero Rodin - Racconto a puntate sui principali eventi che hanno dato vita alla grande storia di Carloforte e dell'Isola di San Pietro

Indice generale della rubrica "La grande Storia di Carloforte"

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16.01.2010 - Fusina - Nel 40° anniversario della tragedia che toccò il cuore dei Carlofortini
   

La tragedia del Fusina

Terza parte

Rassegna stampa regionale sarda

Articolo 08

LA NUOVA SARDEGNA
sabato 24 gennaio 1970

Lo ha rivelato la perizia necroscopica
Non sono morti annegati cinque naufraghi del «Fusina»
Uno che s’era già posto in salvo è deceduto per assideramento ed è stato risospinto in mare.
Quattro, sbattuti contro gli scogli, hanno riportato lesioni mortali.
Individuato in un fondale di 70 metri lo scafo del mercantile affondato?

Cagliari, 23 gennaio 1970

Delle dieci vittime finora recuperate del naufragio del mercantile «Fusina» cinque hanno toccato terra prima di morire. La loro morte non è stata provocata da asfissia per annegamento.

Quattro sono deceduti mentre cercavano di arrampicarsi sulle irte scogliere dell’isola di San Pietro ed uno è morto dopo essere riuscito ad issarsi su uno scoglio, probabilmente, per assideramento.

Queste sconcertanti notizie, che rendono ancora più drammatica l’agonia dei componenti l’equipaggio del «Fusina» emergono dai risultati delle sette perizie necroscopiche effettuate su richiesta del pretore di Sant’Antioco dott. Antonio Polo dal dott. Felice Maurandi di Carloforte.

Il riserbo che viene mantenuto sull’indagine «sommaria» condotta dall’ufficio circondariale marittimo di Carloforte e coordinata dall’ispettore generale del ministero della marina mercantile dott. Antonio Azario e dal comandante della capitaneria di porto di Cagliari col. Osvaldo Possenti, non consente di conoscere quali dei dieci naufraghi non sono deceduti per asfissia da annegamento. Si sa soltanto che nel corso delle perizie necroscopiche il dott. Felice Maurandi ha stabilito che quattro decessi sono stati provocati da traumi ripetuti al cranio ed al torace con emorragia e commozione cerebrale. Per un'altra vittima, il marinaio Domenico Bonaldo di 36 anni, il decesso sarebbe stato provocato da assideramento. Infatti lo sfortunato marittimo era riuscito a toccare terra, ma stremato non ha resistito al freddo ed il cadavere è stato risucchiato in mare dalle onde. La canottiera del marinaio è stata trovata su uno scoglio. Domenico Bonaldo era riuscito ad arrampicarvisi ma poi vi è stato strappato dalle onde.

Il pretore di Sant’Antioco, che da lunedì si trova a Carloforte per procedere all’identificazione ufficiale delle salme, invierà nei prossimi giorni il rapporto con le perizie necroscopiche alla procura della repubblica di Cagliari.

Le risultanze delle perizie potranno essere di notevole importanza ai fini dell’inchiesta formale che la direzione marittima di Cagliari aprirà nei prossimi giorni, dopo aver preso visione dei risultati dell’indagine sommaria per l’accertamento delle cause, delle circostanze e delle modalità del naufragio.

Le otto salme che nei giorni scorsi erano state composte nel cimitero di Carloforte sono state avviate ai luoghi di origine per essere tumulate nei loro cimiteri.

La motovedetta della capitaneria di porto «CP 306» oltre ad effettuare le ricerche ha tenuto anche i collegamenti radio con la stazione di Campomannu per individuare con esattezza i coni d’ombra che non consentono la ricezioni di segnali in fonia. Collegamenti sono stati effettuati anche con le altre radio costiere. A bordo della motovedetta che è dotata di una efficiente apparecchiatura radio per la trasmissione in fonia si trovava l’ispettore del ministero delle poste e telecomunicazioni dott. Bendendo, il quale è stato inviato dal ministro per accertare la situazione delle radio costiere dell’isola e le reali esigenze per l’installazione di altri punti di ascolto con particolare riferimento alle coste occidentali, passaggio obbligatorio di un intenso traffico marittimo nel Mediterraneo.

Un relitto è stato individuato dalle unità della marina militare. Le probabilità che si tratti del relitto del «Fusina» e non di un altro relitto sono – secondo le autorità militari impegnate nelle ricerche – 99 su cento.

Le unità militari hanno localizzato su un fondale tra i 70 e i 100 metri, a due miglia e mezzo circa a nord ovest da punta delle Oche, al largo dell’isola di Carloforte, un grosso relitto. L’individuazione è avvenuta a mezzo di scandagli sonori e di apparecchiature elettroniche.

Le autorità militari hanno chiesto delle telecamere attrezzate per riprese subacquee per accertare con sicurezza che si tratti del «Fusina» e per stabilire la posizione del mercantile.
Il ritrovamento dello scafo è considerato molto importante ai fini dell’inchiesta per accertare le cause e le eventuali responsabilità del naufragio.

Frattanto si è appreso che una delle dieci salme finora recuperate è quella del comandante del «Fusina», Mario Catena.

L’identificazione del comandante della motonave affondata è stata confermata dal fratello, che da alcuni giorni si trova a Carloforte e che, in più riprese, era uscito in mare, alla ricerca del congiunto scomparso, a bordo di una barca noleggiata nell’isola di San Pietro.

Continua...

Fine terza parte - Articolo 08

 

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