Carloforte,
21
gennaio 1970
Il mercantile
«Fusina» si è forse inabissato nelle acque di Capo Sandalo senza
che il radio telegrafista di bordo avesse neppure il tempo di
lanciare l’SOS.
Questa ipotesi è
stata avanzata dagli esperti che conducono l’inchiesta ordinata dal
Ministero della Marina mercantile. Nessun messaggio di soccorso è
stato infatti raccolto venerdì notte dalla stazione radio di Campu
Mannu, né da quelle – assai più moderne e potenti – di Civitavecchia,
Marsiglia, Palermo, Tunisi e Malta.
Il «Fusina» era
dotato di una potente apparecchiatura radiotelegrafica e persino le
stazioni poste sulla costa spagnola avrebbero teoricamente potuto
raccogliere il suo SOS. Se ciò non è avvenuto – sostengono gli
esperti della Capitaneria di Cagliari – si possono avanzare due sole
ipotesi: o la radio di bordo è rimasta danneggiata in seguito allo
spostamento del carico che ha fatto paurosamente inclinare il
mercantile, oppure il «Fusina» è affondato tanto in fretta da non
lasciare al telegrafista il tempo materiale per chiamare aiuto.
Si potrebbe anche
supporre che il marconista si sia lasciato prendere dal panico ed
abbia cercato scampo in mare.
In ogni caso –
ritengono gli esperti – dal «Fusina» non è stato quasi sicuramente
lanciato l’SOS, altrimenti sarebbe stato captato da una delle
stazioni del Mediterraneo occidentale.
L’unico superstite,
il cameriere Ugo Freguja, ha dichiarato invece che l’S.O.S. è stato
lanciato. Si tratta quindi di un punto oscuro che potrà essere
chiarito solo dall’indagine in corso.
All’indagine
sommaria, che viene condotta dal comando marittimo di Carloforte,
seguirà infatti, quella formale, che verrà seguita dal comandante la
Capitaneria di Cagliari colonnello Osvaldo Possenti.
Proprio stamani
l’alto ufficiale ha dichiarato, in merito alla polemica in atto
sulla potenzialità delle radio costiere per la ricezione dei segnali
di soccorso, che già da tempo era stata chiesta alle superiori
autorità ministeriali l’istituzione di un centro di ascolto da
installare a Capo Sandalo, centro che dovrebbe coprire una vasta
zona delle coste occidentali della Sardegna.
Le ricerche dei
cadaveri delle vittime, intanto, sono proseguite anche oggi: due
salme sono state recuperate.
Una, nella grotta
delle Oche, è stata ritrovata da un pescatore, mentre l’altra è
stata ripescata dalla motovedetta «C.P. 306» a «Punta Borrona».
Le due salme sono
state trasportate a Carloforte e composte nella camera ardente che è
stata allestita nell’obitorio.
Delle dieci salme
recuperate, solo una resta ancora da identificare: le altre sono
state già ufficialmente riconosciute.
Quella che si trova
nell’istituto di medicina legale di Cagliari è del secondo ufficiale
Giordano Voltolina, di 61 anni, mentre quella ripescata nella grotta
delle Oche è del marinaio Domenico Bonaldo, di 37 anni.
A Carloforte sono
giunti oggi una sorella ed il cognato del marinaio Giuseppe Ballarin
ed il padre ed il fratello di Giuseppe Ravalico.
Sempre a Carloforte
stamani si sono svolti i funerali del direttore di macchina Giorgio
Renier; alla mesta cerimonia ha partecipato l’intera popolazione,
che ha seguito poi la salma fino al traghetto dove il feretro è
stato imbarcato.
Domani giungerà a
Venezia, città natale di Giorgio Renier.
Stamani ha lasciato
Carloforte anche il sottosegretario alla Marina mercantile,
Salvatore Mannironi, che, come è noto, è stato incaricato dal
Ministro di seguire personalmente l’inchiesta.
Francesco Era |