Carloforte,
20
gennaio 1970
I corpi di altri
quattro naufraghi del mercantile «Fusina», affondato venerdì notte
al largo delle coste sud-occidentali della Sardegna, sono stati
recuperati.
Per strappare al
mare le salme delle altre dieci vittime del naufragio, le ricerche
riprenderanno domattina, alle prime luci dell’alba, e vi prenderanno
parte le sette navi che oggi hanno scandagliato, fino al calar della
sera, le acque tra Capo Rosso, Punta Cannoni e l’isola di San
Pietro. Le fregate «Altair» e «Andromeda», il rimorchiatore
«Atleta», la motovedetta «CP 306», la corvetta della Guardia di
Finanza «G.L. 31», il panfilo «Capitan Lipari» dell’istituto
nautico di Carloforte, la corvetta «Scimitarra», dirottata dal
comando di Marisardegna nelle acque dove è avvenuto il naufragio,
appoggiata da barche e motopescherecci, hanno infatti perlustrato
senza sosta il mare alla ricerca dei naufraghi dispersi.
Due elicotteri ed
un aereo hanno partecipato alle ricerche tenendosi in continuo
contatto radio con le navi. Poco dopo mezzogiorno, la motovedetta
della Guardia di Finanza ha recuperato, a tre miglia da Capo
Sperone, a sud dell’isola di San Pietro, il corpo di un marittimo
del «Fusina»; un altro cadavere è stato ripescato, qualche ora
dopo, dalla fregata «Altair» nei pressi della «Caletta» di
Carloforte.
Le altre due salme
sono state ritrovate, una in località «Calavinagra» da una barca
da pesca, l’altra a «Punta Cannoni» dal panfilo «Capitan
Lipari».
Un salvagente
appartenente al «Fusina» è stato ripescato dalla motovedetta della
Guardia di Finanza nelle acque attorno all’isola delle «Vacche»,
mentre una lancia avvistata verso le quattordici da un aereo
all’imboccatura del Golfo di Palmas, è stata ripescata
dall’«Altair>.
Il relitto non reca
nessuna scritta per cui non è stato possibile stabilire se
appartenesse al «Fusina».
Tre delle quattro
salme recuperate sono state portate a Carloforte e composte nella
camera ardente, che è stata meta di un ininterrotto pellegrinaggio
da parte di pescatori e marinai che hanno voluto rendere omaggio
alle vittime.
L’altra salma è
stata invece trasportata a Cagliari, dove la nave «Altair» ha
gettato l’ancora poco dopo le 21; è stata composta nell’obitorio
dell’Istituto di medicina legale.
Intanto a
Carloforte, sono giunti stamani Aldo e Vittorino Renier, fratelli
del direttore di macchina Giorgio Renier, la cui salma è già stata
identificata ieri; il fratello ed il figlio del comandante del
«Fusina» Catena; la moglie ed il fratello del primo macchinista,
Marco Doria, ed un rappresentante della società «Sana»,
proprietaria del mercantile affondato, il signor Giorgio De Simone.
I familiari delle
altre vittime del naufragio, che ha suscitato accese polemiche
sull’efficienza dei dispositivi di soccorso, dovrebbero giungere
entro domani per consentire il riconoscimento delle salme non ancora
identificate.
Solo cinque corpi,
infatti, sono stati ufficialmente riconosciuti alla presenza del
pretore di Sant’Antioco, dottor Polo: sono quelle del nostromo
Duilio Padoan, del marinaio Francesco Ravalico, dell’ingrassatore
Nicola Farinola e del radiotelegrafista Giovanni Nordio, che è stata
recuperata oggi dalla motovedetta della Guardia di Finanza; oltre,
s’intende, a quella di Giorgio Renier.
Sempre stamani,
l’unico superstite della tragedia, il cameriere Ugo Freguja, ha
compiuto un sopralluogo nel punto in cui ha toccato terra assieme al
comandante del porto di Sant’Antioco ed al contadino Antioco Grosso,
l’uomo che lo ha per primo soccorso.
L‘ispezione è stata
effettuata per stabilire se il giovane ha effettivamente toccato la
spiaggia a «Punta Terra», quasi di fronte al punto in cui si è
inabissato il «Fusina».
Il Freguja è stato
poi a lungo interrogato nell’ufficio marittimo di Carloforte da un
ispettore del Ministero della Marina mercantile alla presenza del
pretore di Sant’Antioco.
A questa fase
dell’indagine prende parte anche il sottosegretario alla Marina
mercantile, Salvatore Mannironi, giunto nel primo pomeriggio a
Carloforte assieme al comandante della Capitaneria di Cagliari,
colonnello Osvaldo Possenti.
Appena sbarcato dal
traghetto che collega l’isola di San Pietro con Calasetta,
l’esponente del Governo è stato avvicinato da un gruppo di studenti
che gli hanno consegnato una lettera aperta in cui esprimono le loro
richieste in merito all’istituzione di un più efficiente servizio di
vigilanza.
Mannironi ha poi
assistito ad un solenne rito funebre celebrato nella parrocchia di
San Carlo gremita di fedeli.
Per consentire alla
popolazione di stringersi attorno ai familiari delle vittime nella
mesta cerimonia, il Sindaco aveva proclamato una giornata di lutto,
disponendo che tutti i negozi di Carloforte restassero chiusi nel
pomeriggio.
Per quanto riguarda
l’inchiesta in corso, pare che gli accertamenti tendano a stabilire
se il mercantile, aveva il carico di piombo assicurato con paratie
per evitare lo spostamento; un altro punto da chiarire è quello che
si riferisce alla mancata ricezione del segnale di soccorso da parte
delle radio costiere e delle navi in transito nel Mediterraneo.
I primi
accertamenti effettuati presso i punti di ascolto di Civitavecchia,
Malta, Palermo, Tunisi, Marsiglia, Algeri, hanno dato esito
negativo: nessuno venerdì sera, ha udito gli S.O.S. del «Fusina».
Una «pronta e
severa inchiesta» sul naufragio del mercantile, è stata sollecitata
al Ministro della Marina mercantile, dai sindacati nazionali dei
marittimi della Cgil e della Cisl.
Un’accesa polemica,
in seguito alla tragedia del «Fusina», è intanto esplosa a
proposito dell’inefficienza delle stazioni radio di ascolto.
Come è ormai noto,
l’S.O.S. lanciato dal mercantile in procinto di inabissarsi non è
stato raccolto dal Centro Radio di Campu Mannu, l’unica stazione che
si trova lungo le coste sud-occidentali della Sardegna.
Molti marittimi
osservano che se un’altra nave si dovesse trovare in difficoltà
nella stessa zona di mare, un’altra tragedia sarebbe inevitabile.
Francesco Era |