Cagliari,
23 gennaio
Nel
naufragio del mercantile «Fusina» è affiorato un fatto
sconvolgente: quattro delle dieci vittime, finora recuperate, hanno
toccato terra prima di soccombere.
La loro morte, quindi, non è stata provocata da asfissia per
annegamento.
Tre sono deceduti mentre si arrampicavano sulle irte scogliere
dell’isola di San Pietro e uno è morto, dopo essere riuscito a
issarsi su uno scoglio, probabilmente per assideramento.
Queste notizie, che rendono ancora più drammatica l’agonia dei
componenti l’equipaggio del «Fusina» sono emerse dai risultati
delle sette perizie necroscopiche compiute, su richiesta del pretore
di sant’Antioco dott. Antonio Polo, dal dott. Felice Maurandi.
I naufraghi sarebbero stati salvati se qualcuno avesse intercettato
i segnali di soccorso.
Si sarebbero, comunque, salvati quasi tutti se a bordo del
«Fusina», invece di qualche lancia di salvataggio in legno, magari
vecchia e bruciata dal sole e dalla salsedine, ci fosse stata una
zattera inaffondabile.
Secondo una nostra ipotesi i quattro potrebbero essere morti in
seguito al fatto che, raggiunta la scogliera, sarebbero stati messi
in tragica difficoltà non solo per mancanza di forze, ma, prima,
dalla risacca, dalle ondate, poi, ce avrebbero impedito lordi
arrampicarsi sulle scogliere.
Il mare stesso potrebbe averli scagliati più volte contro le rocce.
Il riserbo che viene mantenuto sull’indagine «sommaria» condotta
dall’ufficio circondariale marittimo di Carloforte e coordinata
dall’ispettore generale del Ministero della Marina, dott. Antonio Azario e dal comandante la Capitaneria di porto, colonnello Osvaldo
Possenti, non consente di conoscere quali naufraghi non sono
deceduti per asfissia da annegamento.
Si sa soltanto che nel corso delle perizie necroscopiche il dott.
Felice Maurandi ha stabilito che tre decessi sono stati provocati da
traumi ripetuti al cranio e al torace con emorragia e commozione
cerebrale.
Per un’altra vittima, il marinaio Domenico Bonaldo, di 36 anni, il
decesso sarebbe stato provocato da assideramento.
Infatti, lo sfortunato marittimo era riuscito a toccare terra, ma,
stremato, non ha resistito al freddo ed il cadavere è stato
ributtato in mare dalle onde.
La canottiera del marinaio è stata trovata su uno scoglio: Domenico
Bonaldo era riuscito ad arrampicarsi, ma poi è stato strappato dalle
onde.
I sommozzatori dei carabinieri hanno, intanto, recuperato, tra gli
scogli di Punta Cannone, in località «Spalmatore», il corpo di un
altro marinaio.
La salma è stata trasportata a Carloforte per l’identificazione.
Il recupero è avvenuto alle 11,30.
L’unità della Marina militare, l’elicottero dei carabinieri e i
mezzi della capitaneria di porto continuano le ricerche degli altri
scomparsi.
Lo scafo del mercantile «Fusina» sarebbe stato individuato dalle
unità della Marina militare.
Intorno alle quattordici di oggi è stato localizzato su un fondale
tra i settanta e i cento metri, a due miglia e mezzo circa a
nord-ovest da Punta delle Oche, a largo dell’isola di Carloforte, un
grosso relitto.
Le autorità militari hanno chiesto delle telecamere attrezzate per
riprese subacquee, in modo da accertare che si tratti del «Fusina»
e per stabilire la posizione del mercantile.
Il ritrovamento dello scafo è considerato importante ai fini
dell’inchiesta, per accertare le cause e le eventuali responsabilità
del naufragio.
Nell’ambito dell’inchiesta in corso per accertare le cause del
naufragio, un capo servizio del Ministero delle Poste e
telecomunicazioni è giunto da Roma per accertare l’efficienza della
stazione radio di Campu Mannu, presso Cagliari, la quale, a causa
dei frequenti «coni d’ombra», che sarebbero provocati dalle
miniere del Sulcis, nella parte sud-occidentale della Sardegna, non
riuscirebbe a intercettare bene le segnalazioni di radiofonia
trasmesse dalle navi, che transitano al largo dell’isola.
Il funzionario del ministero delle Poste ha fatto lanciare un
segnale in radiofonia della motovedetta della Capitaneria di porto
di Cagliari «CP 306» in navigazione al largo di Sant’Antioco.
Il segnale è stato intercettato dalla stazione radio, ma era molto
debole e disturbato da continue interferenze dovute alle
comunicazioni via radio tra i pescherecci, che operano nella zona.
Gli esperimenti sono continuati per tutta la giornata.
I tecnici della stazione radio cagliaritana hanno rilevato che i
«coni d’ombra» non sono permanenti, ma che, tuttavia, disturbano
notevolmente la ricezione.
Sarebbe sufficiente, sostengono, che la stazione radio venisse
trasferita sull’altro versante del golfo di Cagliari, cioè in
prossimità di Capo Spartivento, sulla costa sud-occidentale.
Da quella zona sarebbe possibile intercettare senza interferenze di
rilievo tutte le comunicazioni radio provenienti dal versante
orientale dell’isola e dalle navi che incrociano il mare a occidente
della Sardegna.
|