Cagliari, 19 gennaio
Sono
riprese all’alba le ricerche di eventuali superstiti della nave
«Fusina», affondata nella notte tra venerdì e sabato al largo di
Carloforte.
Si nutrono ben poche speranze di ritrovare in vita qualcuno dei 18
marittimi dispersi nel naufragio.
L’unico superstite è il cameriere di bordo Ugo Freguja, 28 anni, di
Venezia, l’uomo che, dopo aver nuotato per otto ore, è giunto
sfinito, sulla spiaggia di Carloforte ed ha raccontato
l’impressionante sciagura di cui era stato testimone.
Alle nove di stamane due velivoli - un aereo e un elicottero del
centro di soccorso aereo di Elmas hanno avvistato i corpi di quattro
uomini che galleggiavano sull’acqua a pochi chilometri da Capo
Sandalo.
I piloti dei due velivoli hanno informato subito, indicando la
posizione, le fregate «Altair» e «Andromeda» della Marina Militare,
il rimorchiatore «Atleta» e le motovedette della capitaneria di
porto e della Guardia di Finanza di Cagliari, che, nelle prime ore
di oggi, erano partite per l’isola di San Pietro alla ricerca dei
naufraghi.
Alle 9,30 le unità hanno avvistato i corpi e stanno ora cercando di
issarli a bordo.
I quattro cadaveri saranno trasportati a Cagliari per essere
identificati.
Sembra, intanto, che le unità di soccorso abbiano identificato il
punto in cui la «Fusina» è affondata.
Stamane, infatti, la motocisterna «Gioritta», partita ieri sera da
Sant’Antioco, ha recuperato vicino a Capo Gallo, a circa due miglia
a Nord dell’isola di San Pietro, cinque boccaporti di legno che si
presume appartenessero al mercantile affondato.
La motocisterna ha avvistato anche una larga macchia di nafta nella
zona e ciò ha fatto appunto presumere che quello sia il punto in cui
è avvenuto il naufragio.
Il comandante della «Gioritta» ha informato del ritrovamento le
autorità marittime che hanno indirizzato verso Capo Gallo le unità e
i velivoli.
Frattanto, la Capitaneria di porto di Cagliari, ha reso noti i nomi
e i compartimenti marittimi dei componenti l’equipaggio della
«Fusina» che aveva una stazza lorda di 2700 tonnellate ed era
iscritta a Venezia:
comandante Mario Catena (53 anni), direttore di macchina Giorgio
Renier (32), primo ufficiale Giacinto Gimma (33), primo macchinista
Erminio Doria (32), secondo macchinista Giacomo Canova (48),
marinaio Giuseppe Ballarin (33), cuoco Giovanni Lenzovich (57),
tutti di Venezia; secondo ufficiale Giordano Voltolina (62),
radiotelegrafista Giovanni Nordio (27), nostromo Duilio Padoan (50),
marinaio Domenico Bonaldo (37), marinaio Felice Spanio (57), mozzo
Angelo Barbieri (16), caporale Sergio Doria (53), tutti di Chioggia;
marinaio Giuseppe De Gennaro (32), ingrassatore Nicola Farinola
(25), di Molfetta; ingrassatore Giuliano Scienzo (25) di Monfalcone;
operaio Francesco Ravalico (38) di Trieste.
Ugo Freguja, ricoverato in un albergo cittadino, si è ripreso
stamane dallo stato di choc ed il medico ha consentito alla polizia
di interrogarlo.
Il cameriere ha confermato il racconto fatto ieri quando,
intirizzito ed affranto, si è presentato alla Capitaneria di
Carloforte.
«Ero sceso sotto coperta e mi ero sdraiato nella mia cuccetta - ha
raccontato Ugo Freguja - quando la nave improvvisamente ha sbandato
paurosamente su un fianco, almeno 45 gradi.
Poco è mancato che non cadessi a terra; subito dopo ho udito delle
grida e un mio compagno mi ha urlato: "Vieni su, stiamo affondando".
Mi sono precipitato in coperta e ho visto i marinai che sotto la
guida del comandante cercavano di calare in mare le scialuppe di
salvataggio.
Ma l’inclinazione era ormai troppo forte e l’operazione si è resa
impossibile.
L’inclinazione aumentava di minuto in minuto e allora il comandante
ha dato l’ordine di abbandonare la nave.
Mi sono gettato in mare e ho nuotato come un disperato.
Ho raggiunto la riva l’indomani mattina e sono riuscito a
raggiungere una casetta dove sono entrato e mi sono rifugiato.
Poi è venuto il padrone che mi ha soccorso e finalmente eccomi qua.
Sono addolorato e non so cosa sia capitato ai miei compagni».
Il Freguja ritiene che dalla «Fusina» sia stato lanciato un SOS non
captato dalla base di Campumannu in quanto proveniente da una zona
situata in un «cono d’ombra», cioè di trasmissione ed ascolto
particolarmente difficili.
Sulle cause del naufragio si ha un’ipotesi prevalente: lo
slittamento del carico (minerale di piombo) nella stiva.
E’ stata aperta un’inchiesta che parte da Portovesme, dove fu
sistemato il carico.
Ore di grande angoscia e trepidazione si stanno vivendo nelle case
dei 14 marittimi dei compartimenti di Venezia e di Chioggia dispersi
in seguito all’affondamento della motonave «Fusina», al largo di
Capo Sandalo, in Sdegna.
Per tutta la notte il capitano Mario Borsani, dirigente della
società abruzzese di navigazione «SANA», armatrice della nave, è
rimasto nel suo ufficio in corso del Popolo a Mestre, in attesa di
ricevere qualche notizia più precisa sulle cause del naufragio del
"cargo" veneziano.
Si è sperato, e si spera ancora, che qualche altro marittimo - dei
18 dispersi - possa essere ancora tratto in salvo, così come è
accaduto per il cameriere di bordo Ugo Freguja, raccolto sulla
spiaggia di Carloforte, semiassiderato ed in stato di choc da un
pescatore del luogo.
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