A cura di Salvatore Borghero Rodin

     

 

 
 

A cura di Salvatore Borghero Rodin - Racconto a puntate sui principali eventi che hanno dato vita alla grande storia di Carloforte e dell'Isola di San Pietro

Indice generale della rubrica "La grande Storia di Carloforte"

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16.01.2010 - Fusina - Nel 40° anniversario della tragedia che toccò il cuore dei Carlofortini
   

La tragedia del Fusina

Settima parte

Rassegna stampa nazionale

Articolo 01

CORRIERE MERCANTILE
lunedì 19 gennaio 1970

Il «Fusina» (2700 tonnellate) è colato a picco a nord dell’isola di San Pietro, nel Mare di Sardegna - Una larga chiazza di nafta ne indica il punto - Un solo superstite, un cameriere, giunto a nuoto a Carloforte
Avvistati stamane i corpi di quattro delle vittime del naufragio.
14 dispersi

Cagliari, 19 gennaio

Sono riprese all’alba le ricerche di eventuali superstiti della nave «Fusina», affondata nella notte tra venerdì e sabato al largo di Carloforte.

Si nutrono ben poche speranze di ritrovare in vita qualcuno dei 18 marittimi dispersi nel naufragio.

L’unico superstite è il cameriere di bordo Ugo Freguja, 28 anni, di Venezia, l’uomo che, dopo aver nuotato per otto ore, è giunto sfinito, sulla spiaggia di Carloforte ed ha raccontato l’impressionante sciagura di cui era stato testimone.

Alle nove di stamane due velivoli - un aereo e un elicottero del centro di soccorso aereo di Elmas hanno avvistato i corpi di quattro uomini che galleggiavano sull’acqua a pochi chilometri da Capo Sandalo.

I piloti dei due velivoli hanno informato subito, indicando la posizione, le fregate «Altair» e «Andromeda» della Marina Militare, il rimorchiatore «Atleta» e le motovedette della capitaneria di porto e della Guardia di Finanza di Cagliari, che, nelle prime ore di oggi, erano partite per l’isola di San Pietro alla ricerca dei naufraghi.

Alle 9,30 le unità hanno avvistato i corpi e stanno ora cercando di issarli a bordo.

I quattro cadaveri saranno trasportati a Cagliari per essere identificati.

Sembra, intanto, che le unità di soccorso abbiano identificato il punto in cui la «Fusina» è affondata.

Stamane, infatti, la motocisterna «Gioritta», partita ieri sera da Sant’Antioco, ha recuperato vicino a Capo Gallo, a circa due miglia a Nord dell’isola di San Pietro, cinque boccaporti di legno che si presume appartenessero al mercantile affondato.

La motocisterna ha avvistato anche una larga macchia di nafta nella zona e ciò ha fatto appunto presumere che quello sia il punto in cui è avvenuto il naufragio.

Il comandante della «Gioritta» ha informato del ritrovamento le autorità marittime che hanno indirizzato verso Capo Gallo le unità e i velivoli.

Frattanto, la Capitaneria di porto di Cagliari, ha reso noti i nomi e i compartimenti marittimi dei componenti l’equipaggio della «Fusina» che aveva una stazza lorda di 2700 tonnellate ed era iscritta a Venezia:

comandante Mario Catena (53 anni), direttore di macchina Giorgio Renier (32), primo ufficiale Giacinto Gimma (33), primo macchinista Erminio Doria (32), secondo macchinista Giacomo Canova (48), marinaio Giuseppe Ballarin (33), cuoco Giovanni Lenzovich (57), tutti di Venezia; secondo ufficiale Giordano Voltolina (62), radiotelegrafista Giovanni Nordio (27), nostromo Duilio Padoan (50), marinaio Domenico Bonaldo (37), marinaio Felice Spanio (57), mozzo Angelo Barbieri (16), caporale Sergio Doria (53), tutti di Chioggia; marinaio Giuseppe De Gennaro (32), ingrassatore Nicola Farinola (25), di Molfetta; ingrassatore Giuliano Scienzo (25) di Monfalcone; operaio Francesco Ravalico (38) di Trieste.

Ugo Freguja, ricoverato in un albergo cittadino, si è ripreso stamane dallo stato di choc ed il medico ha consentito alla polizia di interrogarlo.

Il cameriere ha confermato il racconto fatto ieri quando, intirizzito ed affranto, si è presentato alla Capitaneria di Carloforte.

«Ero sceso sotto coperta e mi ero sdraiato nella mia cuccetta - ha raccontato Ugo Freguja - quando la nave improvvisamente ha sbandato paurosamente su un fianco, almeno 45 gradi.

Poco è mancato che non cadessi a terra; subito dopo ho udito delle grida e un mio compagno mi ha urlato: "Vieni su, stiamo affondando".

Mi sono precipitato in coperta e ho visto i marinai che sotto la guida del comandante cercavano di calare in mare le scialuppe di salvataggio.

Ma l’inclinazione era ormai troppo forte e l’operazione si è resa impossibile.

L’inclinazione aumentava di minuto in minuto e allora il comandante ha dato l’ordine di abbandonare la nave.

Mi sono gettato in mare e ho nuotato come un disperato.

Ho raggiunto la riva l’indomani mattina e sono riuscito a raggiungere una casetta dove sono entrato e mi sono rifugiato.

Poi è venuto il padrone che mi ha soccorso e finalmente eccomi qua.

Sono addolorato e non so cosa sia capitato ai miei compagni».

Il Freguja ritiene che dalla «Fusina» sia stato lanciato un SOS non captato dalla base di Campumannu in quanto proveniente da una zona situata in un «cono d’ombra», cioè di trasmissione ed ascolto particolarmente difficili.

Sulle cause del naufragio si ha un’ipotesi prevalente: lo slittamento del carico (minerale di piombo) nella stiva.

E’ stata aperta un’inchiesta che parte da Portovesme, dove fu sistemato il carico.

Ore di grande angoscia e trepidazione si stanno vivendo nelle case dei 14 marittimi dei compartimenti di Venezia e di Chioggia dispersi in seguito all’affondamento della motonave «Fusina», al largo di Capo Sandalo, in Sdegna.

Per tutta la notte il capitano Mario Borsani, dirigente della società abruzzese di navigazione «SANA», armatrice della nave, è rimasto nel suo ufficio in corso del Popolo a Mestre, in attesa di ricevere qualche notizia più precisa sulle cause del naufragio del "cargo" veneziano.

Si è sperato, e si spera ancora, che qualche altro marittimo - dei 18 dispersi - possa essere ancora tratto in salvo, così come è accaduto per il cameriere di bordo Ugo Freguja, raccolto sulla spiaggia di Carloforte, semiassiderato ed in stato di choc da un pescatore del luogo.

Continua...

Fine settima parte - Articolo 01

 

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