Ci troviamo all’hotel "Riviera", camera 28.
Il signor UGO FREGUJA, l’unico superstite della M/n
Fusina, affondata al largo dell’isola di San Pietro, sta
vivendo il retroscena del dramma recente.
CHIEDIAMO AL SIGNOR FREGUJA DI RACCONTARCI COME SI
SVOLSERO I FATTI.
"Eravamo al largo delle coste dell’isola di San Pietro.
Io dormivo in cuccetta; ad un tratto mi svegliano le
urla del nostromo: - uscite tutti fuori, andiamo in
coperta che stiamo affondando -. In quel momento non ci
faccio caso, non rendendomi conto della situazione.
Dopo due o tre minuti viene il cuoco, spalanca la porta
e dice:- forza, forza, fuori che il caso è grave.
Fino a quel momento non avevo dato nessuna importanza
alle urla, ma quando è venuto il cuoco, ho capito che la
situazione si metteva male.
Sono uscito fuori e ho visto l’inclinazione della nave
talmente trasversale che ho detto tra me:- è finita -.
Ci siamo dati da fare.
Abbiam tentato di calare la lancia, ma un colpo di mare
l’ha spazzata via. Abbiamo ritentato, ma la nave
scendeva sempre più.
Poi il comandante ci ha ordinato di buttarci a mare.
Eravamo esitanti, infine ci siamo decisi.
Con un gruppetto di compagni ho tentato di raggiungere
il faro e, con l’aiuto della corrente e un po’ nuotando,
son riuscito a raggiungere la costa".
SCUSI, SIGNOR FREGUJA, UNA VOLTA IN ACQUA PENSAVA DI
POTER RAGGIUNGERE LA COSTA?
"Quando mi trovavo a mare, sempre speravo, pregavo Dio,
la Madonna, la mamma.
Ho avuto due congestioni; proprio prima di arrivare
sottocosta credevo di morire, anche perché i miei
compagni si trovavano molto distanti.
Poi, chissà, la forza della volontà, il sangue freddo,
mi hanno aiutato a raggiungere la costa".
UNA VOLTA TOCCATA LA COSTA, IN CHE STATO SI TROVAVA?
"Mi bruciava la gola, tremavo come una foglia, non
sapevo dove sbattere la testa, gridavo, ma è stato tutto
inutile".
E’ CERTO CHE LA NAVE PRIMA DI ANDARE A FONDO ABBIA
LANCIATO LO S.O.S.?
"Passando ho sentito il marconista che lanciava lo S.O.S.;
si vede che non hanno ricevuto il segnale, oppure questa
è zona d’ombra.
Inoltre il comandante, visti questi tentativi andati a
vuoto, ha cominciato a sparare alcuni razzi, poi ha
buttato una lampada fosforescente, con un’ora di
autonomia".
LA GENTE DELLA STRADA DICE CHE LEI SI SIA SERVITO DEI
PEZZI DI LEGNO.
"La mia salvezza è stato il salvagente, anche quando
sono stato scaraventato sulla costa dai potenti
cavalloni.
Poi, una volta sbalzato sullo scoglio, ho passato la
notte come gli animali. Pioveva; tuoni, lampi, un
disastro".
QUANDO HA SENTITO DELLA SORTE DEI SUOI COMPAGNI, COSA HA
PROVATO?
"Mi sembrava una cosa impossibile e, tuttora non me ne
rendo conto; anche dopo aver visto i cadaveri, mi è
rimasta la speranza che alcuni si siano salvati".
DOPO QUESTA AVVENTURA PENSA DI TORNARE A NAVIGARE?
"Per me il mare è finito; ci andrò d’estate, alla
spiaggia!
A costo di morire di fame; ma le navi per me…….. Ma non
soltanto le navi, anche le macchine mi fanno paura".
PER CONCLUDERE, SIGNOR FREGUJA, COSA NE PENSA DELLA
POPOLAZIONE DI CARLOFORTE?
"Guardi, io, al primo momento non sapevo neppure io; ero
sconvolto; la gente piangeva.
Poi, un’ospitalità… non credo di trovarla altrove. Se
succedeva da noi un disastro simile … c’è più
menefreghismo. Qui, invece, la gente… o perché vivono
molti marittimi, non so… un paese così ospitale! Una
cosa mai vista! Con le barche, di notte, han fatto una
colletta… vado nei bar, prendo una cosa, non prendono i
soldi… prendo un pettine, tiro fuori i soldi… mi
dicono:- lasci stare -. Più di così, non so!...”
LA RINGRAZIAMO, SIGNOR FREGUJA, E LE FACCIAMO I MIGLIORI
AUGURI PER IL FUTURO.
(A cura di Lalli Walter) |