"Luisetta,
ti l'è atruvè e oeuve?" Le uova, è vero.
Doveva
cercarle dal contadino dietro al Bricco. Sono in
quindici sfollati nella casa della vigna, un po' fuori
paese. Bisogna trovare da mangiare per tutti e non ce
n'è abbastanza. Meno male per gli asciugamani con il
pizzo. Per ognuno di quelli una dozzina di uova si
rimedia.
"Vaggu,
mamma". Vado. È mezzogiorno e mezza, la giornata è
luminosa. Luisetta si incammina. Le scarpe sono
consumate e il viottolo fa sentire tutte le pietre. Allo
stradone gira a sinistra. Pochi passi ed ecco la sirena.
Da Guardia dei Mori l’allarme: aerei nemici in arrivo.
È il 4
aprile '43. I nemici sono ancora gli Americani. Li hanno
già visti un mese e mezzo fa, quando, come un'unica ala
d’argento, sono andati a bombardare Cagliari.
E oggi di
nuovo la sirena; speriamo che vadano via in fretta.
Luisetta
si nasconde contro il muro dello stradone e aspetta che
il rombo arrivi e poi passi.
Ma quando
il fragore delle eliche è al massimo scoppia l'inferno.
Le esplosioni si succedono per cinque, dieci, venti
secondi. Un'eternità.
Poi via.
Il silenzio.
Dimentica
le uova, Luisetta, corre veloce verso il paese. Non sa
cosa troverà, ma il suo posto è lì.
Quando,
due anni fa, ha avuto il grado di Segretaria del Fascio
Femminile, era molto fiera del riconoscimento. Il sabato
con le Giovani Italiane, la divisa bianca e nera, le
adunate, gli inni, il saluto delle autorità … non male
per una maestrina.
Ma ora non
è più questione di inni o di divise. Adesso c'è solo la
responsabilità: qualunque cosa sia successa in
quell'inferno, lei deve esserci, e subito.
Entra in
paese di corsa e di corsa arriva al porto.
Il
vaporino da Portovesme è appena attraccato. Sul molo
corpi, sangue, gemiti.
L'ambulatorio del medico condotto, quello anziano, è a
pochi passi.
Non sa con
chi, né con quali forze, ma accompagna cinque, dieci,
quindici feriti al riparo. Le prime cure, le mani si
muovono, la mente chissà dov'è.
Ma non è
finita. Sul molo sono rimasti gli altri, dodici corpi
senza vita.
Senza
fiato si avvicina. Si china, ad uno ad uno li ricompone,
chiude gli occhi, una carezza. E poi, in piedi, sta lì,
semplicemente, a pregare.
La troverà
due ore dopo, ancora sola, il medico giovane, che sbarca
da Calasetta. La conosce da sempre, la brillante
maestrina, l'ha anche corteggiata; ma quella che vede
ormai è un'altra. |