PRESIDENTE.
Seguono cinque interrogazioni, due delle quali sono state presentate
dal senatore Gianquinto e le altre, rispettivamente, dal senatore
Masciale e da altri senatori, dal senatore Sema e dai senatori
Pirastu e Sotgiu, riguardanti il naufragio della motonave <<Fusina».
Propongo pertanto che vengano svolte congiuntamente. Non essendovi
osservazioni, così resta stabilito.
Si dia lettura delle cinque, interrogazioni.
DI VITTORIO BERTI BALDINA, Segretario:
GIANQUINTO. Al Ministro della marina mercantile -
Per
conoscere:
le cause del tragico naufragio della motonave <<Fusina>> del
Compartimento marittimo di Venezia;
in particolare, qual era lo stato delle strutture del bastimento e
quando intervenne l’ultimo controllo del Registro Navale Italiano;
l’entità del carico e le condizioni di stivaggio in relazione alle
esigenze di sicurezza degli uomini e della nave durante il viaggio.
L’interrogante chiede di sapere, inoltre, come mai non è stato
tempestivamente e doverosamente provveduto ad eliminare le
gravissime deficienze delle radio-assistenze alla navigazione sulle
coste sarde, deficienze che non potevano essere ignorate né dagli
organi tecnici, né dalle Capitanerie di porto, né dal Ministero
competente.
L’entità di tali deficienze è denunciata dal fatto allucinante che
l’<<SOS>> lanciato dalla nave in pericolo rimase inascoltato; da ciò
il perimento degli uomini dell’equipaggio.
Per conoscere, infine, quali provvidenze si intendano adottare a
sostegno delle sventurate famiglie delle vittime. (int. or. - 1384)
MASCIALE, DI PRISCO, VENTURI Lino, RAIA, CUCCU. – Ai
Ministri della marina mercantile e del lavoro e della previdenza
sociale-
In relazione alla tragica notizia dell’affondamento della motonave
<<Fusina>>, scomparsa nella notte tra venerdì 16 e sabato 17 gennaio
1970 al largo della Sardegna con tutto l’equipaggio (un solo
superstite su 19 uomini imbarcati e tra questi un ragazzo di 16
anni) gli interroganti chiedono di conoscere:
1) se è vera la notizia secondo cui, malgrado siano stati lanciati
numerosi <<SOS>> ed alcuni razzi luminosi, questi non sono stati
raccolti o avvistati dai posti di controllo e di assistenza, mentre
è noto che il disastro è avvenuto a 10 miglia circa dalle coste
sarde, tra l’isola di San Pietro e l’approdo di Carloforte;
2) se è vera inoltre la notizia che quella motonave, iscritta al
Compartimento marittimo di Venezia con matricola n. 645, stazzava
2.706 tonnellate e trasportava un carico di 3.996 tonnellate di
blenda, destinate alla <<Montedison>>;
3) la data del varo della predetta motonave e se vi sono stati i
prescritti accertamenti circa l’efficienza e la stabilità del
natante e la sicurezza per i lavoratori ivi imbarcati e tragicamente
scomparsi. (int. or. - 1386)
SEMA. – Ai Ministri della marina mercantile e delle poste
e delle telecomunicazioni –
La tragedia della nave <<Fusina>>, l’orribile morte di marittimi che
in altre circostanze avrebbero potuto salvarsi, la penosa
impressione e la protesta di tutta la gente del mare, dei loro
famigliari e dell’intera opinione pubblica, già scossa dal ripetersi
troppo frequente di disastri, sono i fatti per i quali
l’interrogante chiede di sapere se i Ministri competenti sono in
grado di dare una esatta informazione sulla dinamica del sinistro e
del mancato salvataggio dell’equipaggio, se hanno individuato le
responsabilità, se ritengono di poter assicurare che quanto era
necessario era già predisposto per evitare casi del genere e se
hanno dato disposizioni affinché immediatamente vengano eliminate le
deficienze riscontrate. (int. or. – 1415)
PIRASTU, SOTGIU. – Al Ministro della marina mercantile
–
Per conoscere:
a) se l’inchiesta promossa dal suo Ministero sul tragico naufragio
della motonave da carico <<Fusina>> sarà diretta anche ad accertare
l’effettiva percentuale di umidità del carico del mercantile (causa
non ultima della sciagura);
b) se non si ritenga che nel corso dell’inchiesta stessa vengano
sentiti i lavoratori portuali che, per loro diretta conoscenza dei
fatti, possono dare un contributo rilevante all’accertamento della
verità.
Gli interroganti chiedono, altresì, di conoscere quali interventi
urgenti il Ministro intenda attuare al fine di provvedere
all’installazione di una stazione radioricevente e all’assegnazione
di un mezzo idoneo al pronto intervento all’ufficio circondariale
marittimo di Carloforte. (int. or. - 1449)
GIANQUINTO. – Al Ministro della marina mercantile –
Per sapere se non ritenga necessario disporre che dal relitto
abbandonato della motonave <<Fusina>> venga prelevata la cassetta
contenente i documenti di bordo, che possono contenere dati e
rilievi di estrema importanza per stabilire le condizioni della nave
e le cause del naufragio, nonché disporre, quanto meno, la
descrizione della stazione RT di bordo per stabilirne il grado di
efficienza.
L’interrogante chiede anche che vengano ordinati accertamenti per
stabilire se la nave era dotata dei prescritti battelli automatici
di salvataggio. (int. or. – 1535)
CAVEZZALI, Sottosegretario di Stato per la marina
mercantile.
Domando di parlare.
PRESIDENTE.
Ne ha facoltà.
CAVEZZALI, Sottosegretario di Stato per la marina
mercantile.
Onorevole Presidente, poiché la Commissione di inchiesta a suo tempo
nominata non ha fatto ancora pervenire le sue risultanze, non
essendo in possesso degli elementi di valutazione completi, io
vorrei proporre a lei, signor Presidente, e agli onorevoli
interroganti un rinvio, pur essendo in grado di fornire i primi
elementi di informazione sul tragico naufragio della motonave
<<Fusina>>.
PIRASTU.
Domando di parlare.
PRESIDENTE.
Ne ha facoltà.
PIRASTU.
Vorrei fare un’osservazione.
Il Sottosegretario dice di non essere ancora in possesso delle
risultanze dell’inchiesta; però tutta la stampa ha annunciato che la
commissione (presieduta dal generale Osvaldo Possenti, comandante
della Capitaneria del porto di Cagliari) dopo cinque mesi di
attività ha presentato la sua relazione.
Evidentemente essa non è giunta ancora al Ministero della marina
mercantile, ma tutta la stampa ha annunciato la presentazione della
relazione da parte della commissione; non solo, ma ha già indicato
quali sono le linee di questa relazione.
Quindi se si deve fare un rinvio, esso deve essere brevissimo
perché, ripeto, in Sardegna tutta la stampa ha annunciato già
l’inoltro di questa relazione.
MASCIALE.
Domando di parlare.
Presidente.
Ne ha facoltà.
MASCIALE.
Signor Presidente, giacché è stata fatta questa richiesta da parte
del rappresentante del Governo, io concordo con la tesi sostenuta
dal collega Pirastu.
Non abbiamo bisogno oggi di informazioni su alcuni fatti.
Noi vogliamo conoscere la relazione che ha steso la commissione di
indagine.
Pertanto io chiedo che il contenuto di questa relazione sia portato
a nostra conoscenza non tra sei mesi ma nel più breve tempo
possibile.
GIANQUINTO.
Domando di parlare.
PRESIDENTE.
Ne ha facoltà.
GIANQUINTO.
Io insisto perché il Governo risponda alle interrogazioni, almeno a
quelle che ho presentato io.
Il Governo ci fornisca gli elementi di cui è in possesso e risponda
anche agli altri quesiti che sono stati posti dalle mie due
interrogazioni.
Uno di questi quesiti è molto importante fra l’altro perché riguarda
il recupero di alcuni documenti che erano a bordo della nave.
D’altra parte, signor Presidente, le famiglie delle vittime sono in
stato di angoscia perché non conoscono ancora le cause reali del
naufragio della motonave <<Fusina>>; vi sono molti punti oscuri ed
angosciosi, che devono essere chiariti.
Ecco perché chiedo che il Governo dichiari intanto quello che sa.
Vuol dire che poi potremo tornare sull’argomento a seguito di altre
interrogazioni o eventualmente anche di interpellanze.
PRESIDENTE.
Invito allora il Governo a rispondere alle interrogazioni sul
naufragio della motonave <<Fusina>> esponendo i dati e gli elementi
di informazione in suo possesso.
CAVEZZALI, Sottosegretario di Stato per la marina
mercantile.
Onorevole Presidente, io prendo senz’altro atto delle richieste
avanzate dagli onorevoli senatori e farò sollecite premure presso il
Ministero perché questa relazione, con tutta la documentazione e gli
atti completi, possa pervenire al più presto per poter informare il
Senato e gli onorevoli interroganti in modo organico e completo.
In attesa fornisco gli elementi di cui il Ministero è in possesso,
come richiesto dal senatore Gianquinto.
La Motonave <<Fusina>> varata nel 1957 ed iscritta al n. 645 delle
matricole della Capitaneria di porto di Venezia, giunse a Porto
Vesme il 6 gennaio 1970 e, dopo aver sbarcato un carico di carbone
coke, imbarcò 3.900 tonnellate di minerale di blenda alla rinfusa
destinato al porto di Marghera.
(Interruzioni dei senatori Masciale e Gianquinto).
Così risulta.
Come è noto, il minerale di blenda, allorquando contiene umidità in
misura superiore all’8 per cento, presenta caratteristiche di
scorrevolezza eccedenti il limite di sicurezza per il carico alla
rinfusa, per cui l’autorità marittima dispose che nelle stive nn.1 e
2 fossero costruite apposite paratie divisorie sotto il controllo di
un perito del Registro italiano navale.
Nella stiva n.3, sprovvista delle suddette paratie, fu consentito
l’imbarco di quella parte di minerale che poteva considerarsi
asciutto in quanto presentava un tasso di umidità al di sotto del 7
per cento.
Tuttavia, in considerazione delle caratteristiche del carico, la
nave prese le spedizioni con l’obbligo di effettuare la navigazione
con tempo e mare rispondenti a caratteristiche prescritte, che molto
probabilmente poi non furono osservate.
La motonave <<Fusina>> risultava regolarmente classificata dal
Registro navale italiano, e alla partenza da Porto Vesme, avvenuta
la sera del 16 gennaio, era in possesso di tutti i documenti
attestanti la sua idoneità alla navigazione.
Essa inoltre, in data 20 giugno 1969, era stata sottoposta
all’ispezione annuale per gli accertamenti relativi alla
preparazione professionale dell’equipaggio ed alla efficienza dei
servizi di bordo per prevenire e fronteggiare eventuali sinistri.
La motonave <<Fusina>> era dotata di stazione ricetrasmittente
radiotelegrafica e radiotelefonica, nonché di apparato
radiotelefonico portatile per le lance di salvataggio; in occasione
dell’ispezione annuale eseguita il 16 ottobre 1969 era stata
accertata la perfetta efficienza di tali impianti.
Il ministero delle poste e telecomunicazioni ha assicurato che la
rete costituita dalle proprie stazioni costiere di Cagliari, Roma,
Genova, Trieste e Napoli, nonché da quelle della Marina militare di
Augusta, Taranto e Ancona, è in grado di garantire su tutti i mari
che circondano il territorio nazionale il servizio di assistenza per
la sicurezza della navigazione e per la salvaguardia della vita
umana in mare mediante ascolto continuo in radiotelegrafia.
Lo stesso Ministero ha provveduto ad inviare un funzionario tecnico
a Cagliari, dove è installata la stazione radio costiera più
prossima al luogo del sinistro, allo scopo di verificarne con prove
specifiche la capacità di ricezione.
Le prove, effettuate con la collaborazione di una motovedetta della
Capitaneria di porto di Cagliari e di una fregata della Marina
militare, hanno confermato la perfetta copertura della zona in cui è
avvenuto il naufragio.
In tale occasione è stato anche controllato il <<giornale di
stazione>> e si è potuto rilevare che la stazione medesima ha
espletato regolarmente il servizio intercettando comunicazioni
continue da altre navi.
Premesso quanto sopra, non può non lasciare fondate perplessità la
dichiarazione resa dall’unico superstite del naufragio, secondo la
quale dalla nave fu lanciato un segnale di soccorso in
radiotelegrafia.
D’altra parte il segnale sarebbe stato facilmente captato dalle
stazioni radio costiere di Tunisi, Algeri, Marsiglia, Barcellona e
Palma di Maiorca, nonché dalle navi che erano in navigazione in
prossimità della zona del sinistro.
Sulla base dei dati disponibili sembra più attendibile l’ipotesi che
la richiesta di soccorso non ci sia stata, o, quanto meno, che essa
sia stata effettuata per mezzo del radio telefono, i cui segnali
potrebbero non essere stati captati, sia perché essi hanno una
portata di molto inferiore alle emissioni radiotelegrafiche, sia per
il fatto che la rete nazionale radiotelefonica lascia delle zone
d’ombra.
Tuttavia l’Amministrazione delle poste e telecomunicazioni, pur non
avendone l’obbligo di legge, in vista delle esigenze sociali
connesse all’espletamento del servizio, ha previsto di estenderlo
anche oltre le ragionevoli necessità del traffico commerciale,
avendo appunto di mira la copertura, tendenzialmente totale, dei
mari costieri italiani.
Il programma ha bisogno di tempo per poter essere realizzato, in
quanto l’entità delle forniture occorrenti ha imposto il ricorso
alla procedura della gara di acquisto, attualmente in fase di
aggiudicazione.
Si presume che la consegna degli apparati non potrà avvenire prima
che sia trascorso un anno.
Ad ogni modo la predetta Amministrazione, su richiesta del
Ministero, ha già provveduto ad installare una stazione
radiotelefonica ricetrasmittente a Carloforte, gestita dal locale
Ufficio marittimo, per la copertura della zona di mare prospiciente
la costa sud occidentale della Sardegna.
Per quanto riguarda gli impianti per l’avvistamento ottico delle
navi e dei segnali di soccorso provenienti dal mare, si ritiene
opportuno precisare che tale struttura non esiste né in Italia, né
in altri Paesi tradizionalmente marinari come e più dell’Italia
stessa.
D’altra parte l’organizzazione di tale servizio dovrebbe poter
contare su di una fitta catena di stazioni di avvistamento e sarebbe
in ogni caso di scarsa utilità pratica in considerazione del loro
limitato campo di azione, il quale diviene, poi, pressoché nullo con
cattive condizioni di visibilità.
Stazioni di questo tipo sono esistite nel passato ma sono
gradualmente scomparse con il diffondersi degli impianti radio anche
a bordo delle navi di modesto tonnellaggio.
L’infruttuoso esito delle operazioni di ricerca e di soccorso non si
ritiene che possa, nella circostanza in esame, essere imputato a
carenze dei relativi servizi.
Le ricerche furono condotte sistematicamente e con largo impiego di
mezzi; esse non dettero alcun risultato soltanto in virtù del fatto
che la prima notizia del naufragio fu data da parte dell’unico
superstite all’ufficio circondariale marittimo di Sant’Antioco
soltanto due giorni dopo il verificarsi del sinistro.
Si assicurano i senatori interroganti che il Ministero della marina
mercantile si è fatto già da tempo promotore di studi intesi a
predisporre, attraverso una revisione normativa, una più adeguata
organizzazione dei servizi di assistenza facenti capo alle varie
amministrazioni interessate.
E’ in corso di attuazione, fra l’altro, un programma di
potenziamento delle strutture di soccorso in dotazione agli uffici
periferici dipendenti dal Ministero stesso che prevede in una prima
fase la costruzione di 8 motovedette veloci, le prime delle quali si
confida potranno entrare in servizio nel corso del corrente anno.
Per quanto riguarda il delicato accertamento di eventuali
responsabilità in ordine al verificarsi del sinistro e al
realizzarsi delle circostanze che ne hanno aggravato le conseguenze,
si comunica che è stata appunto disposta l’esecuzione dell’inchiesta
da parte di un’apposita Commissione costituita presso la Direzione
marittima di Cagliari, da cui attendiamo relazione e documentazione
relativa; a tale Commissione si era ritenuto opportuno, a suo tempo,
aggregare tre esperti rispettivamente nel campo delle costruzioni
navali, della nautica e dello stivaggio.
Alcuni elementi possono tuttavia sintetizzarsi in questi termini,
dalle informazioni avute.
L’affondamento della motonave <<Fusina>> può ritenersi avvenuto per
spostamento del carico di blenda, successivo ingavonamento e
conseguente allagamento delle stive.
Tale ipotesi è avvalorata dalla posizione del relitto che rivolge la
prua verso Porto Vesme; il che fa presupporre una manovra di
inversione di rotta compiuta all’ultimo momento dal comandante che
ha tentato di rientrare in porto.
Presumibilmente però tale manovra, portando ad esporre all’azione
del vento e del mare il fianco più basso della nave, faceva sì che
la situazione si aggravasse per l’infrangersi delle onde che
invadevano la coperta.
All’atto della partenza della motonave <<Fusina>> (ore 21,15 del 16
gennaio 1970)le condizioni meteorologiche non corrispondevano alle
prescrizioni del Registro navale e dell’autorità marittima.
Infatti un mare forza 5 in aumento non poteva assolutamente
considerarsi né favorevole né assicurato, ed intraprendere e
proseguire la navigazione con questo mare in aumento era nettamente
in contrasto con le prescrizioni date dal Registro navale mediante
fonogramma e annotate con inchiostro rosso sul ruolo di equipaggio
dall’autorità marittima.
La nave era dotata di mezzi di salvataggio individuali e collettivi
adeguati e conformi alle norme.
Sia il superstite che i cadaveri recuperati erano muniti di
giubbetti di salvataggio e alcuni di salvagente anulare.
L’uso dei mezzi collettivi non fu possibile dato lo sbandamento
assunto dalla nave che era dotata di due lance e di una zattera di
salvataggio. I segnali ottici non sono stati visti da nessuno data
l’ora, la distanza dalla costa, peraltro disabitata, e le condizioni
meteorologiche.
I segnali radio in fonia sull’onda di soccorso 2182 avevano scarse
possibilità di essere intercettati dalla più vicina stazione a
terra, come hanno in parte dimostrato, sebbene in condizioni di
tempo e d’orario diverse, le prove eseguite da un ispettore delle
poste e telecomunicazioni.
Quanto alle trasmissioni in radiotelegrafia sulla frequenza relativa
è da ritenersi molto improbabile che un segnale di soccorso
regolarmente emesso su tale frequenza anche con il minimo della
potenza prevista possa non essere ricevuto da una delle numerose
stazioni RT di Campomannu, come risulta dal giornale RT della
predetta stazione.
In occasione di un’ispezione eseguita il 18 ottobre 1969 alla
stazione radio di bordo della <<Fusina>> era risultato fra l’altro
che l’amperometro di aereo del trasmettitore a onde corte era guasto
e che tale deficienza doveva essere eliminata entro tre mesi.
Non si è potuto accertare se tale deficienza fosse stata eliminata
entro il tempo previsto.
La notizia del naufragio è stata data dall’unico superstite con
notevolissimo ritardo forse a causa delle sue condizioni.
Tale circostanza, sommandosi all’impossibile uso delle lance di
salvataggio ed alla mancata ricezione dei segnali di soccorso, ha
certamente contribuito a far assumere al sinistro le tragiche
conseguenze ben note.
Le operazioni di soccorso infatti hanno potuto aver inizio solo dopo
che il superstite Freguia si è presentato all’ufficio circondariale
marittimo di Carloforte, alle ore 18 circa del 18 gennaio 1970, dopo
molte ore dal sinistro, quando ormai era praticamente impossibile il
salvataggio dei naufraghi.
Salvo appunto migliori accertamenti ed elementi che non sono in
possesso e che deriveranno dall’inchiesta, sembra che si possa
ritenere non estranea all’incidente un’imprudente valutazione anche
da parte del comandante delle condizioni meteorologiche che
avrebbero prescritto di non intraprendere la navigazione con un
carico della cui pericolosità era perfettamente a conoscenza.
Dobbiamo in particolare informare il senatore Gianquinto che il
relitto della motonave <<Fusina>> giace su un fondale marino di 98
metri e tale profondità non ha consentito ricerche da parte di
normali palombari.
Sono state possibili unicamente osservazioni con telecamera e
ricognizioni da parte della nave di salvataggio della Marina
militare <<Proteo>> a mezzo di torretta batoscopica, impiegata da
operatori di grande profondità; i relativi risultati riguardano però
soltanto la posizione e gli aspetti esterni del relitto.
Non è stato pertanto possibile, né effettuare ispezioni all'interno
dello scafo né prelevare, secondo la richiesta dell'interrogante, i
documenti di bordo né accertare la descrizione della stazione radio
di bordo per stabilirne il grado di efficienza dopo il sinistro.
Per quanto attiene alle provvidenze relative alle famiglie colpite,
il marittimo superstite e le famiglie dei dispersi hanno avuto le
prestazioni da parte degli enti assicurativi e previdenziali e il
Ministero ha erogato un contributo di 200 mila lire per ciascuna
delle famiglie dei dispersi e di 100 mila lire a favore del
marittimo superstite.
Questi inoltre hanno beneficiato di un analogo intervento
assistenziale da parte del Ministero dell'interno nella misura
rispettiva di lire 500.000 e di lire 200.000.
Il dolore che ha investito le famiglie dei marittimi scomparsi,
l'allarme che questo episodio ha destato in coloro che hanno
accettato la dura vita del mare e ha colpito così profondamente la
pubblica opinione richiedono che sia fatta piena luce sugli elementi
che nel loro insieme hanno determinato la triste vicenda.
Assicuro i senatori interroganti che il Ministero della marina
prenderà, con piena responsabilità, atto, non appena in possesso,
degli elementi dell'inchiesta in modo da poterne trarre le relative
risultanze ai fini della definizione delle responsabilità, e allo
scopo di assumere tutte le iniziative idonee per rendere più sicura
la vita del mare e per evitare così tragici eventi.
GIANQUINTO.
Domando di parlare.
PRESIDENTE.
Ne ha facoltà.
GIANQUINTO.
Onorevole Presidente, è veramente allucinante constatare che, dopo
cinque mesi dalla tragedia e con diciotto vittime, il Governo non è
ancora in grado di dare una spiegazione sulle reali cause del
sinistro: vi sono lati oscuri e aspetti angosciosi che turbano
profondamente la coscienza di noi tutti. Ora questa situazione è
aggravata dalla stupefacente dichiarazione che il Governo rende qui
oggi; cioè a dire che l'inchiesta amministrativa non sarebbe stata
ancora compiuta, mentre tutta la stampa nazionale ha già riportato,
per riassunto, le conclusioni dell'inchiesta e ha dichiarato, senza
che il Ministero abbia smentito, che le autorità inquirenti hanno
consegnato il dossier dell'inchiesta al Ministero della marina
mercantile. Ho qui <<Il Gazzettino>>, giornale particolarmente
interessato perché le vittime appartenevano quasi tutte a Venezia e
a Chioggia e la nave era iscritta al compartimento marittimo di
Venezia.
In data 17 giugno <<Il Gazzettino>> riporta: <<La commissione di
inchiesta presieduta dal colonnello Osvaldo Possenti, comandante
della Capitaneria di porto di Cagliari, nominata dalle autorità
marittime per accertare le cause e le circostanze dell'affondamento
del mercantile "Fusina" ha concluso il suo lavoro dopo cinque mesi
di attività. Il voluminoso dossier relativo all'affondamento della
motonave carica di blenda sfusa, con le conclusioni cui è giunta la
commissione di inchiesta, è stato trasmesso al Ministero della
marina mercantile.
Nel corso degli accertamenti i componenti della commissione hanno
ripetutamente ascoltato il racconto dell’unico superstite del
naufragio; il cameriere Ugo Freguia di 28 anni da Venezia, hanno
interrogato numerose persone che ebbero modo di essere a contatto
con l'equipaggio o di salire a bordo del mercantile prima che
salpasse la sera del 16 gennaio, hanno esaminato alcuni relitti
ritrovati durante le ricerche di eventuali superstiti fra i 19
componenti l'equipaggio e hanno esaminato la relazione della Marina
militare relativa alla ricognizione dello scafo del mercantile in un
fondale fangoso a 90 metri di profondità.
Le conclusioni dell'inchiesta rivestono un particolare interesse,
dopo che la relazione del comando militare autonomo marittimo della
Sardegna sulla ricognizione compiuta dalla nave di salvataggio
"Proteo" intorno allo scafo del "Fusina" ha avvalorato la ipotesi
che l'affondamento della motonave possa essere avvenuto in
circostanze diverse da quelle esposte dall'unico superstite.
Infatti la relazione di Marina-Sardegna precisa che il relitto è
appoggiato sul lato sinistro, con prora a nord-est su un fondale di
98 metri; l'elica risulta mancante; tutta la fiancata destra
presenta ampie falle, alcune del diametro di 3-4 metri, ed
ingobbature tanto sull'opera viva quanto sull'opera morta. Ugo
Freguia, nei suoi racconti, dopo il naufragio disse che la nave era
affondata dopo lo sbandamento del carico e dopo essere rimasta per
parecchio tempo inclinata su un fianco.
Il naufragio del "Fusina" avvenne il 16 gennaio, ma i soccorsi
poterono scattare soltanto 60 ore dopo, quando un contadino rinvenne
privo di sensi lungo la costa di Carloforte il cameriere Freguia.
Nel naufragio avvenuto a non più di due miglia e mezzo dalla isola
di San Pietro, perirono tutti i 18 uomini>>. Fin qui <<Il
Gazzettino>>.
La prima domanda che formalmente pongo al Governo è questa: è vero o
non è vero che la commissione d'inchiesta consegnò al Ministero
della marina mercantile -quindi al Governo- l'intero incartamento
dell'inchiesta con la relazione e con i documenti?
Se il Governo non ha smentito queste notizie della stampa, vuol dire
che rispondono a verità.
Com'è che invece qui il Governo ci viene a dire che non è in grado
di rispondere alle nostre interrogazioni perché l'inchiesta non è
conclusa ed ignora quindi quale sia la vera causa del naufragio?
Perché questi tentativi di fuga del Governo davanti ai precisi
quesiti posti dalle nostre interrogazioni, che tra l'altro sono
discusse con preoccupante ritardo, ovvero dopo 5 mesi dall'evento?
Com'è che il Governo spiega alcune cose strane?
Dunque sappiamo che la nave giace su un fondo sabbioso, inclinata
sul fianco sinistro e che sul fianco destro vi sono degli squarci
dell'ampiezza di 3-4 metri ed accanto ad essi delle ingobbature.
Se la nave giace su fondo sabbioso, è da escludere che gli squarci
possano essere stati prodotti dall'urto della nave contro scogli,
tanto più poi che gli squarci stessi sono sul lato destro, mentre la
nave giace coricata sul fianco sinistro.
È indispensabile conoscere la natura di questi squarci perché il
blenda è sì un carico particolarmente pericoloso, specie quando ha
un grado di umidità superiore al normale, ma come spiegate, signori
del Governo, l'esistenza di questi squarci e com'è che non prendete
la doverosa iniziativa di accertare con controllo diretto dello
scafo la natura degli stessi?
Infatti il blenda non provoca esplosioni!
Non è esplosivo!
Allora posto che è da escludere che gli squarci siano stati prodotti
dall'urto della nave contro il fondo del mare che è sabbioso, posto
inoltre che il blenda non esplode, dovete dirci la vera causa del
sinistro, delle esplosioni che hanno prodotto gli squarci ed il
naufragio il Governo è a conoscenza di tutto questo e viene qui a
sciorinare una relazione burocratica, reticente, menzognera.
Il Governo infatti non può ignorare le vere cause del sinistro, né
io posso accettare che nel 1970 un Governo non disponga di mezzi
tecnici e scientifici per effettuare una ispezione diretta sullo
scafo che giace in fin dei conti ad una profondità, non abissale, di
98 metri.
Da ciò si deduce lo scarso impegno del Governo.
La mia impressione è che esso non voglia dire la verità né le cause
reali del sinistro, altrimenti oggi avremmo avuto una versione ben
diversa da quella che con profonda umiliazione abbiamo qui
ascoltato.
Cosa dice infatti il Governo?
Io parlo spesso con i familiari di queste vittime; è poverissima
gente di Chioggia, di Venezia che attende ancora di conoscere le
ragioni vere che hanno provocato la morte dei loro parenti.
È vero che la nave è salpata con un tempo proibitivo e che vi era
stato un intervento del pilota del porto per convincere il capitano
a non salpare e che nonostante tale intervento ed il parere
contrario dell'equipaggio che protestava il capitano decideva di
partire ad ogni costo e la nave salpò.
Tutto questo è vero.
Io mi domando allora: quali sono le autorità che governano il porto
dal quale la nave partì?
Perché la Capitaneria di porto (se è questa che comanda) non ha
bloccato la decisione del capitano di partire in condizioni
proibitive e contro la volontà del suo equipaggio?
Per quali motivi il capitano della nave partì nonostante il tempo
proibitivo, nonostante le proteste dell'equipaggio, nonostante il
parere contrario del pilota?
Qual era la spinta, qual era l'interesse che ha determinato il
capitano ad affrontare quel viaggio di morte?
Quale ruolo hanno gli armatori?
Quale la Montedison a Porto Marghera che aspettava di ricevere il
carico con gran fretta in quanto precedentemente vi erano stati
degli scioperi?
Perché il Governo non affronta questi aspetti della ricerca?
Perché non apre questo libro?
Perché non indaga su questo?
Le testimonianze ci sono e sono state raccolte dalle autorità; che
cosa fa il Governo?
C'è una responsabilità precisa delle autorità portuali e una
responsabilità politica del Governo che non va a fondo su questo che
è certo uno degli aspetti principali e determinanti.
Per quali motivi il capitano è voluto partire in quelle condizioni,
tanto più, signor Presidente, che nel precedente viaggio verso
Venezia la stessa nave, con lo stesso carico di blenda, era stata in
procinto di affondare davanti a Taranto?
Signor Presidente, la nave era vecchia, era una vecchia carcassa
destinata dagli armatori ad essere venduta, dopo quel viaggio, in
Sud - America; si sa che il direttore di macchina del «Fusina» ha
dichiarato che con quella carretta non si sarebbe recato mai nel Sud
- America perché non avrebbe voluto navigare in una bara; ci sono,
ed io li ho qui, estratti di giornali di bordo, in mano delle
famiglie delle vittime, redatti dai precedenti direttori di macchina
del «Fusina», giornali di bordo che documentano che si trattava di
una nave-carcassa, con l'apparato motore in condizioni gravissime,
con l'apparato elettrico dissestato.
Abbiamo inteso il Governo ammettere che l'apparato radiotelegrafico
non funzionava ed aveva avuto un permesso provvisorio di tre mesi.
È indispensabile quindi accertare le condizioni della stazione RT di
bordo. E ancora: il RINA che cosa ci sta a fare?
Il RINA è al servizio della sicurezza della navigazione, della
sicurezza degli equipaggi o è al servizio degli armatori?
Non è tutto.
Emerge anche un'altra cosa, signor Presidente, agghiacciante: il
medico di Carloforte ha dichiarato che almeno sette naufraghi sono
sicuramente morti per mancanza di soccorsi, pur avendo resistito a
lungo, al limite della resistenza umana!
Arrivarono quindi vivi sulla spiaggia, sulla scogliera; vivi, talché
la maglietta di taluno venne trovata su una roccia.
Ed erano nuotatori formidabili, signor Presidente.
Morirono! Come morirono? Perché?
Come si verificò questa mancanza di soccorso?
E taluno, il Renier, presentava una specie di colpo alla nuca.
Ma il Governo, le sa queste cose e non provvede; l'autorità
giudiziaria non si muove ancora perché aspetta l'esito
dell'inchiesta amministrativa.
Il Ballarin morì assiderato, ed è il Ballarin che aveva steso la
canottiera ad asciugare, sulla scogliera. Come si verificano queste
cose?
E non è vero, onorevole signor Presidente, che il Freguia prese
contatto soltanto 36 ore dopo con la popolazione. Io ho il nome qui
- ma non lo faccio in Aula – della persona con la quale il Freguia
parlò meno di 24 ore dal sinistro.
Perché tutte queste cose non si dicono, signor Presidente? Questo
angoscia quella povera gente: l'oscurità del dramma e i suoi lati
inquietanti.
Il Governo ha cominciato col chiedere un rinvio per avere maggiori
chiarimenti.
Il Governo quindi tenta di evadere, di non parlare.
Per quale motivo?
Io mi dichiaro non solo insoddisfatto, ma aggiungo la mia più ferma
protesta per il comportamento irresponsabile del Governo.
Sono insoddisfatto anche per la risposta negativa relativamente agli
accertamenti che io avevo chiesto e sui quali insisto.
Mi riservo, signor Presidente, di tornare su questo doloroso
argomento con una dettagliata interpellanza, per poter esporre al
Parlamento italiano e alla nazione tutti gli elementi di cui le
famiglie delle vittime sono in possesso.
Mi meraviglio che il Governo non li conosca perché sono elementi
gravi in ordine alla responsabilità degli armatori, dei caricatori e
dei destinatari della merce, delle autorità portuali del posto;
gravi anche in ordine alle assurde condizioni in cui versano le
radio assistenze di quella costa.
Addirittura si è parlato del «Fusina», scomparso nella notte tra il
venerdì e il sabato, soltanto la domenica sera.
Quindi una nave che fa naufragio a meno di cinque chilometri dalla
costa scompare senza che nessuno se ne accorga. Si aspetta soltanto
che Freguia dica di avere incontrato un pastore!
Torneremo su quest'argomento con un'interpellanza nella quale questi
fatti saranno organicamente documentati e denunciati.
E chiedo ancora che il Governo ci dica se questa relazione l'ha
avuta o no; e, se non l'ha avuta, perché non ha smentito le notizie
che sono oramai di dominio pubblico?
Assumo l'impegno, a nome delle famiglie delle vittime, a nome delle
città di Chioggia e di Venezia, di risollevare in questa sede il
grave problema con la documentazione che è in nostro possesso e
dalla quale già emergono responsabilità precise che il Governo sarà
chiamato a colpire.
Grazie, signor Presidente. |