Lo
scrivente ricorda ancora, quando le navi cisterna approdavano al
molo San Carlo cariche del prezioso liquido.
Nel 1913, a causa
della mancanza d’acqua potabile, si comincia a parlare d’acquedotto
per l’approvvigionamento idrico.
Sempre nello stesso
anno, si dovette costruire a Portovesme, una vasca di deposito, dove
l’acqua era messa a disposizione dalla Società Monteponi, e il
Comune di Carloforte dovette noleggiare una nave cisterna per il
trasporto.
Nelle delibere di
Giunta del 1914 si legge che il 7 settembre facevano "Voti al
Governo del Re affinché si facciano delle ricerche d’acqua potabile
e per irrigazione".
Due mesi dopo fu
inviato dal Ministero dell’Industria e Commercio l’ingegner
Fiorentini per effettuare le ricerche.
Non si hanno nuove
notizie fino al 1955, quando il Consiglio Comunale affidava incarico
all’ingegner Melis – Meloni di stilare un progetto per la formazione
di un lago collinare in regione "Val Gabbie", e altri in regioni
denominate "Stagnetto" e "Mandria".
Nel 1956, a seguito di
ricerche idriche effettuate dall’ingegner Agostino Lanzani, si trovò
acqua nella regione "Punta Nera" e si parlò del suo utilizzo.
Nel 1960 l’ingegner
Carboni – Boy comunicava al Comune l’invio di una relazione tecnica
con relativo progetto per l’acquedotto, che non ha avuto attuazione.
Nel 1961 si parlava
dell’ampliamento del bacino di Nasca costruendo un deposito
supplementare di 400 metri cubi, lasciato anch’esso decadere.
Nel 1962 la Cassa per
il Mezzogiorno informava il Comune di aver iniziato gli studi
preliminari per l’acquedotto del Sulcis, e il primo dicembre 1963
l’ingegner Faranda presentò il progetto per l’acquedotto cittadino,
con una spesa di trecentoventi milioni di lire.
L’opera fu eseguita
nell’arco di dieci anni ed entrò in funzione il primo maggio 1973.
Nel 1969 l’Ente Sardo
Acquedotti e Fognature (ESAF) prese in gestione tutto l’acquedotto e
conseguentemente la gestione dell’acqua.
Negli anni dal 1971 al
1973 fu posata una condotta sottomarina di 5.300 metri che porta
acqua da Calasetta a Carloforte.
L’opera era stata
finanziata dalla Cassa del Mezzogiorno e realizzata dalla "Pirelli".
La condotta si trova
su un fondale ad una profondità variabile tra i 10 e i 20 metri.
Dalla regione Giunco
sempre attraverso una tubazione interrata portava l’acqua al vecchio
Cisternone.
Con questa condotta la
dotazione idrica del paese passò da 50/70 litri circa giornalieri
pro capite a circa 170 litri.
Nel 1981 una seconda
condotta sottomarina, con una portata leggermente maggiore, affianca
la prima.
Delle due esistenti
condotte sottomarine, una è in materiale plastico con anima
d’acciaio e diametro pari a 120 mm., mentre la seconda è stata
realizzata mediante tubazioni d’acciaio, con diametro pari a 200 mm.
Sulla terra ferma le
due condotte convergono in una tubazione del Ø 250 mm. in acciaio
che raggiunge a gravità il “Cisternone”.
Un impianto di
sollevamento consente di smistare la portata in arrivo sia ad un
serbatoio alto con capacità di 650 mc. a quota 75.60 m. s.l.m., sia
al serbatoio intermedio posto alla quota di 56 m.s.l.m., con
capacità di 3000 Mc.
Nel 1988, nella
collina del "Curassu", dopo aver distrutto una bellissima pineta,
l’Amministrazione Comunale fece costruire un enorme vascone capace
di contenere circa tremila Mc d’acqua. |