Questa, come tutti i racconti che ho scritto, è una storia
vera. È una storia di amicizia e confidenza nata nel web
che ricordo con vivo piacere.
Durante una navigazione virtuale nelle Chat straniere,
alcuni anni fa, mi sono ritrovato a chiacchierare con una
signora che aveva un nome italiano; alla mia domanda,
rispose che era nata in Italia ma risiedeva negli Stati
Uniti. Parlavamo, anzi scrivevamo in inglese ma poi su
richiesta della signora passammo all’italiano perché,
disse, tendeva a dimenticarlo.
Naturalmente è iniziato un dialogo di curiosità personale
che si è protratto per parecchio tempo e questa signora,
di nome Anna Maria, mi ha voluto raccontare la sua storia.
Il suo racconto sin dai primi accenni si è dimostrato
molto interessante ed io, giovane imbranato, non sapevo
come salvare la schermata per conservarlo; all’improvviso
arriva l’idea luminosa: macchina fotografica e giù una
serie di foto che conservo ancora gelosamente.
Il racconto della sua avventura mi turbò e subito vidi la
possibilità di scrivere questa storia, tanto che le chiesi
il permesso di poterla usare solo facendo in modo che non
potesse essere identificata. Permesso accordato
immediatamente.
Ho trascritto questa storia, conservando volutamente gli
errori originali, infatti in alcuni casi traspare un
italiano chiaramente tradotto dall’inglese.
Spero che farà su di voi lo stesso effetto che fece su di
me, quando l’ascoltai o meglio, la lessi. Alcuni dettagli
non fotografati mi sono rimasti nella mente e a pensarci
mi viene ancora la pelle d’oca.
Per facilità di lettura del dialogo ho usato gli stessi
colori dei caratteri come lo sono nelle foto originali.
TRASCRIZIONE STORIA DI ANNA MARIA
Dopo alcuni preamboli, saluti eccetera, Anna Maria inizia
a parlare del suo viaggio a Genova di molti anni prima.
Precedentemente mi aveva spiegato la ragione per cui era
scappata da casa: la madre faceva la prostituta e a volte
qualche cliente cercava di prendersi delle libertà con la
bambina di 12 anni e la madre non faceva nulla per
difenderla.
Anna Maria - OK, grazie... allora adesso ti racconto del
mio viaggio a Genova.
Sandro - si, dai.
Anna Maria - avevo appena 12 anni e vivevo ai bassifondi
(il porto) di Brindisi... mia madre non era una donna di
famiglia... e mio padre era sempre fuori su una nave
mercantile inglese... faceva scalo a Genova da
Liverpool... bene, un giorno ho racimolati i soldi per un
biglietto di treno che veniva a Genova... l’ho comprato e
sono salita sul treno da sola... la gente mi guardava come
se avessi la peste... capirai
Sandro - allora era così
Anna Maria - a quei tempi, una ragazzina sola in treno...
bene, ho sopravvissuto la notte in treno ed il giorno dopo
sono arrivata a Genova. Non avevo valigia o niente e,
quando sono uscita dalla stazione, sono rimasta a bocca
aperta... non avevo mai visto colline o montagne.
Sandro - si
Anna Maria - Avevo letto i libri di James Bond però e
sapevo di dover andare in albergo... non avevo una lira...
te lo giuro... sono andata in un albergo, non mi ricordo
dove, e ho detto che avevo bisogno di una stanza... mi
hanno guardato stupefatti... e mi hanno chiesto di dove
ero. Ho spiegato che ero lì per aspettare la nave di mio
padre che doveva arrivare... quando, non ero sicura.
Sandro – gia’ e poi?
Anna Maria - Si sono guardati in faccia e mi hanno chiesto
se avevo mangiato... ho scosso la testa e mi hanno portato
in una camera e mi hanno dato dei panini... assicuravo che
mio padre avrebbe pagato per tutte le spese... poi ho
chiesto direzioni per il porto... sono andata là da sola e
mi sono messa ad aspettare... parecchia gente mi domandava
che stavo a fare là... io aspettavo... i miei angeli
custodi lavoravano lo
Sandro - darling il mio rispetto per te cresce di minuto
in minuto
Anna Maria - straordinario per me Sandro... perché nessuno
mi ha torto un capello, anzi sono stati bravissimi e
gentili... insomma, per farla corta, mio padre è arrivato
dopo due o tre giorni... gli è venuto un infarto quando mi
ha visto... sono stata molto fortunata a trovare brava
gente lì Sandro... per questo Genova mi è molto cara.
Sandro - mi fai sentire orgoglioso di essere genovese.
Anna Maria - la conosci la canzone “Sitting by the dock on
the Bay” da Otis Redding?
Anna Maria - devi esserlo Sandro... siete gente stupenda
Anna Maria - parlo di 30 anni fa quando il sud era al
Medio Evo
Sandro - si, la conosco Anna Maria. Grazie ancora, ma
forse non lo meritiamo. Mi hai fatto venire le lacrime
agli occhi, quanto devi aver sofferto povera piccola! Poi?
Anna Maria – ci siamo fermati alcuni giorni a Genova. Papà
ha pagato tutti i miei conti e ha voluto ringraziare
personalmente tutti quelli che si sono presi cura di me:
quelli dell’albergo, i vigili, i finanzieri, i portuali.
Sandro – davvero?
Anna Maria – si, intanto parlavamo tra noi e papà mi ha
portato con la sua nave in America, dove vivo ancora, poi
mi sono sposata.
Qui terminano le fotografie delle schermate; Anna Maria si
è sposata, poi ha divorziato, poi si è risposata, ha avuto
un figlio, ha divorziato di nuovo, è impiegata in un ente
pubblico e suo figlio le da’ qualche problema con la
droga.
Ci siamo scritti per parecchio tempo, poi il lavoro ha
iniziato a tenermi lontano e per qualche anno abbiamo
fatto poche chiacchiere e ci scambiavamo solo gli auguri
di Natale.
Da 4 anni non ho più ricevuto gli auguri, malgrado li
abbia mandati. Ho deciso di trascrivere la storia perché è
un’immagine di un’Italia dimenticata e forse mai
conosciuta, non è l’Italia dei libri di storia.
Qualcuno forse si chiederà cosa mi ha colpito
particolarmente nella storia di questa persona: innanzi
tutto lo spirito di avventura; ho voluto controllare per
puro sfizio se il racconto era veritiero, ho identificato
l’albergo e un vecchio fattorino se ne ricordava, come
pure un vecchio portuale sulla banchina. La seconda cosa
che mi ha colpito è la gratitudine che Anna Maria mostra
verso la mia città, vituperata persino da Dante Alighieri;
in effetti certe storie si possono vivere solo a Genova. |