Di tutti i momenti di cui mi resterà impressa la memoria di "Sulla rotta degli AVI" ne ho uno che non smette di meravigliarmi per la gioia che mi trasmette.
E' il momento in cui il gruppo folkloristico "La Casciandra" ci ha cantato le
quattro canzoni alla fine della presentazione del progetto.
Nel momento in cui sono partite le parole di "ma se ghe pensu..." caldi lacrimoni hanno cominciato a solcare le guance abbronzate di molti membri dell'equipaggio del Saiph. Ma mentre
Luca, Genovese di Pra purosangue, può giustamente vantare diritti da "inno cittadino", noi altri per quali motivi ci siamo cosparsi di lacrimoni come vitelli da latte?
A distanza di qualche settimana sono andato a riguardarmi le parole della canzone arrivate in Mailing List proprio in quel periodo
li e che unisco alla fine del presente editoriale.
Le parole raccontano la storia di un genovese, partito povero ed andato a fare fortuna in qualche altro paese, che pensa alla sua Genova e alla possibilità di tornare un giorno a respirare l'aria e a rivedere i luoghi che lo hanno visto bambino e ragazzo, ed anche se la sua famiglia gli rammenta che adesso dove si trova è benestante, sta bene e tutto sommato il ritorno a Genova potrebbe aspettare, questo vecchio sente il desiderio di tornare, prima che le forze lo abbandonino, alla sua terra ideale, alla cultura e alla città alla quale si sente di appartenere.
E la canzone prosegue parlando di quei posti che rendono la "magia" della città di Genova e della sua gente cosi originale e vera nel
manifestare sia le proprie peculiarità che le proprie debolezze.
Tutti noi, per quanto possiamo avere amato vedere il mondo e visitato luoghi che pure ci hanno dato grandi soddisfazioni, ad un certo punto della nostra esistenza, eleggiamo un luogo a nostra "patria" ideale ed a quel posto, idealmente ci uniamo nel nostro sentire più interiore, e con una parola semplice ma profonda arriviamo a chiamare quel posto "CASA".
Casa, perché
a quel luogo associamo le nostre sensazioni ed aspirazioni più intime, casa
perché li e solo li ci sembra di potere essere completamente noi stessi, liberamente, pacificamente in mezzo a una natura che ci sembra non solo circondarci, ma parlarci e rinfrancarci.
Per noi dire "Carloforte" è molto di più che citare il nome di un luogo, per noi è evocare lo spirito di una esperienza, di una tradizione che nessuno di noi vuole lasciare morire o abbandonare per qualcosa di più moderno e vivibile.
Casa, per me, e andare a fare l'intervista alla radio di Carloforte e vedere che quando dico di essere "u neu d'albino" i volti di chi mi sta davanti si illuminano e vedo Don Agus illuminarsi e raccontare in diretta un aneddoto di quando mio nonno insegnava al nautico ed il preside gli chiese di pronunciarsi sull'insegnamento dell'educazione sessuale.
Di questo aneddoto mi ricordavo di quando ne parlavamo a casa, ma sentirlo raccontato così, è un evento, mentre il vice-sindaco di Carloforte che era un allievo di mio nonno sorride felice anche lui a sentire la storia.
E anche il vice sindaco di Calasetta sporgendomi il gagliardetto del comune di Calasetta mi sussurra in sala consigliare "anche io ero un allievo di Albino".
Ed allora nella mia testa, quando il gruppo la casciandra attacca "ma se ge pensu..." e lo conclude con una meravigliosa canzone Carlofortina che dice
"Olidin olidin olidena..." nella mia testa esplode una mistura dove ci sono i ricordi di mio nonno, le serenate della festa di San Pietro, le cento discussioni con Gianky e Pier, i delfini che ci hanno preso in consegna nella traversata alla partenza e all'arrivo e le immagini della mattina tersa e limpida con la quale Carloforte ci ha accolti al nostro arrivo dopo la notturna, e la visione dei contorni dell'Isola che spuntano nel mattino rendendola riconoscibile lentamente mentre con
Luca ci guardiamo in faccia consci di avere quasi portato a termine il nostro progetto "Sulla rotta degli Avi" e scendono per l'appunto i lacrimoni di cui si parlava all'inizio.
E Carloforte almeno per me, diventa "casa".
segue
il testo originale della canzone "Ma se ghe pensu...",
nonché il file MP3 dell'omonimo brano di Piero Parodi |
Ma se ghe pensu...
O l'ëa partio sensa ûn-a palanca,
l'ëa zâ trent'anni, forse anche ciû.
O l'aveiva lottou pe mette i dinæ a-a banca
e poeisene ûn giorno vegnî in zû
e fäse a palassinn-a e o giardinetto,
co-o rampicante co-a cantinn-a e o vin,
a branda attaccâ a-i ærboi, a ûzo letto,
pe daghe 'na schenâ séia e mattin.
Ma o figgio ghe dixeiva: "No ghe pensâ
a Zena cöse ti ghe vêu tornâ?!"
Ma se ghe pensu alloa mi veddo o mâ,
veddo i mæ monti e a ciassa d'Annunsiâ,
riveddo o Righi e me s'astrenze o chêu,
veddo a lanterna, a cava, lazzû o mêu,
riveddo a séia Zena illûminâ,
veddo là a foxe e sento franze o mâ
e alloa mi pensu ancon de ritornâ
a posâ e osse dov'ò mæ madonnâ.
E l'ëa passou do tempo, forse troppo,
o figgio o l'inscisteiva: "Stemmo ben,
dove ti vêu andâ, papá, pensiemo doppo,
o viagio, o má, t'é vëgio, no conven!" -
"Oh no, oh no me sento ancon in gamba,
son stûffo e no ne posso pròppio ciû,
son stanco de sentî "señor caramba",
mi vêuggio ritornamene ancon in zû:
ti t'ê nasciûo e t'æ parlou spagnollo,
mi son nasciûo zeneize, e no me mollo!"
Ma se ghe pensu alloa mi veddo o mâ,
veddo i mæ monti e a ciassa d'Annunsiâ,
riveddo o Righi e me s'astrenze o chêu,
veddo a lanterna, a cava, lazzû o mêu,
riveddo a séia Zena illûminâ,
veddo là a foxe e sento franze o mâ,
alloa mi pensu ancon de ritornâ
a posâ e osse dov'ò mæ madonnâ.
E sensa tante cöse o l'è partio
e a Zena o g'hà formou torna o so nio |
P.S.:
File: |
Il mio
regalo per voi è il file MP3 della canzone "Ma se
ghe pensu..." di Piero Parodi.
Buon ascolto.
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Piero_Parodi-Ma_se_ghe_pensu.mp3
- Dimensione: 3.902 KB
- Durata: 04:09"
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