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“Lo trovarono verso mezzogiorno due zoologi, vagavano sulle colline sovrastanti il Mar Ligure, alla ricerca di tracce che dimostrassero che le voci del ritorno di branchi di lupi erano fondate.
Era seduto sotto un pino marittimo, la bocca atteggiata ad un sorriso dolce, con la bocca un po’ storta, gli occhi, ormai spenti, erano ancora rivolti verso l’immensità del mare, che avevano perlustrato a lungo.
Gli abiti erano in ordine, un po’ frusti forse e il corpo non presentava segni di violenza, morsi o punture di insetti.
Tutt’intorno le orme inconfondibili di un branco di lupi, una dozzina, ma nessuno stranamente aveva violato quel corpaccione con segni di atti aggressivi. Era morto, in prima analisi, a causa di un cedimento del cuore, forse un “ictus”.
In una tasca aveva i documenti e pochi soldi ed un mazzo di chiavi, la foto di un ragazzo, forse suo figlio e quella di una donna ancora giovane, bella dallo sguardo fiero ed anche un blocco d’appunti scritto con calligrafia incerta; ma questi bastarono al giudice inquirente per ricostruire la sua storia, che inizia con un appunto scritto al computer, a casa,ancora acceso”.
A volte penso agli sbagli compiuti nella mia vita, tanti e spesso abbondantemente stupidi, posso comunque dire di averla vissuta intensamente; ho girato il mondo in lungo ed in largo, ho amato donne bellissime e a volte ne sono stato riamato, ho passato buona parte del mio tempo in grandi alberghi, mi sono riposato in luoghi incontaminati, ho avuto la fortuna, in posti che considero speciali, di entrare in sintonia con la natura.
Tutto preso dal lavoro mi sono ritrovato in pensione quasi senza accorgermene, volevo ritirarmi sulla piccola isola vicina al mio cuore e lì aspettare la partenza per l’ultimo viaggio, senza ritorno, scrivendo i ricordi di viaggio, ordinando le migliaia di fotografie e pescando in serenità, più per passatempo che per necessità; ma una splendida donna incontrata per curiosità, quasi per caso, mi ha ridato la spinta a viaggiare e a lavorare ancora per qualche anno.
Ma tutto ciò fa ormai parte dei ricordi, della storia; ancora una volta restai solo con me stesso e negli ultimi tempi ho accolto in casa mia un bastardino, che ho chiamato Sosia, forse perché anche lui era uno sbandato, alla ricerca di compagnia, di carezze, di calore umano…
È una sensazione procurata dall’esperienza che mi ha sempre colpito: anche le persone più intelligenti, buone, generose, quando sono preda di attacchi di egoismo perdono anche quella sensibilità che le ha fatte amare, anzi, adorare per le loro qualità e il loro altruismo.
Mi sono anche accorto che le persone già ferite profondamente non abbandoneranno mai quel senso di diffidenza verso il genere a cui appartengono coloro che le hanno ferite; ho perso tante guerre su questo campo che il solo parlarne mi rattrista. La paura di essere ferite nuovamente si sviluppa in una forma di autodifesa che rasenta molto l’egoismo.
Quando ti tiene compagnia un cane non c’è pericolo che l’egoismo possa creare dei danni: lui vive per te, solo per te ed è pronto in qualsiasi momento a sacrificare la sua vita per difenderti da un pericolo.
Non può essere paragonato alla compagnia di un essere umano, una donna, non ci puoi fare l’amore insieme, ma l’affetto che dimostra è sempre evidente, non ci sono dei “ti voglio bene, ma…”
Ogni volta che ti si avvicina lo fa con affetto, scodinzolando, non tiene i musi ne ti rimprovera per le tue debolezze; una tua carezza è contraccambiata da una leccatina, un bacio canino.
Con Sosia facevamo delle lunghe passeggiate per riempire il tempo, sia in riva al mare che in collina, in mezzo alle pinete, respirando gli effluvi balsamici dei pini marittimi e giocando come ragazzini. A lui raccontavo della mia vita, i miei pensieri più intimi; mi stava sempre ad ascoltare attento come un prete in confessione, ma il suo amore era così grande che mi assolveva sempre.
Mi ero avviato così verso una serena vecchiaia, avendo ormai rinunciato ad avere l’affetto e la compagnia di una donna, quando il destino malvagio mi colpì un’ultima volta, molto pesantemente. Il povero Sosia, felice di giocare con me, attraversò improvvisamente la strada e il solito guidatore maledetto me lo travolse; per fortuna non soffrì, morì sul colpo.
Ho passato settimane senza parlare con nessuno, la sola vista di un cane mi faceva piangere, adesso ho deciso di andare a passeggiare di nuovo, andrò in collina, dove piaceva tanto a Sosia. Penserò intanto al nuovo racconto che voglio scrivere, mi porterò dietro un piccolo “block-notes”, così se mi viene qualche nuova idea la scrivo subito, la memoria inizia a vacillare…
Sono riuscito a fare la salita senza fermarmi, c’è caldo e soffio un poco, ho anche la vista tremolante oggi, ora mi siedo al solito posto, sotto il pino dove c’è una vista splendida, se non c’è foschia si può vedere anche la Corsica.
Che pace! Una lieve brezza fa stormire i cespugli, in lontananza sento latrati strani, ma no, questi sono ululati di richiamo, sta a vedere che quelle voci sono vere: sono tornati i lupi. Mi piacerebbe vederli, ne incontrai un branco quando ero militare ed un altro in Piemonte, avevo anche il fucile in mano, ma perché sparargli se non mi attaccava?
Mi gira la testa e sento molto caldo sulla parte sinistra, che strano, forse ho preso la salita troppo allegramente; ho anche la mano e il piede che mi stanno formicolando. Sono troppo grasso, dovrei dimagrire, ma non ci riesco.
Sento che i latrati si avvicinano, ecco, stanno arrivando! Accidenti, sono proprio lupi, una dozzina direi. Vorrei alzarmi, allontanarmi, mi cede la gamba, non riesco. Il capo branco si avvicina con cautela, mi annusa, ho paura, incredibile! Mi ha dato una leccata ruvida sulla mano, forse mi vuole prima assaggiare! Sarebbe il colmo, uno che ama i cani che viene mangiato dai lupi! Roba da ridere, se non toccasse proprio a me. Vorrei far rumore, parlare, ma ho la lingua gonfia, non riesco. Mi lecca di nuovo, stavolta il viso, gli altri sono tutti intorno, stanno seduti ma vigili. No, non sono aggressivi.
Ora capisco, è giunto il mio momento, li ha mandati Sosia per tenermi compagnia, sono gli angeli dei can-------------
Gli appunti finiscono così, il blocco è posato sulla pancia dell’uomo e la penna è caduta vicino alla mano destra.
Sul rapporto, dopo l’autopsia, il giudice inquirente ha scritto: deceduto per ictus. Tracce di lupi tutt’intorno ma nessun contatto col cadavere. Molto strano. Sul viso, sulla barba, sono state riscontrate tracce di saliva animale come se qualcuno l’avesse leccato.
Non luogo a procedere. |