“…e tutti in fila per tre a farci dire com’è che si devono ammazzare i cattivi…”
Questo recitava una famosa canzone di Bennato di qualche anno fa.
In questo mese di messaggi in Mailing List, passati fra considerazioni su stati d’animo personali e generali, non si può ignorare che abbiamo vissuto tutti momenti di grande tristezza.
La tentazione di schierarsi è stata forte, così come l’insieme delle sensazioni e dei sentimenti ricevuti dai mille dibattiti televisivi o dai giornali.
In tutto questo bailamme l’apparizione sul sito del comunicato della C.I.A.O. a ricordarci che ad aprile ci sarà la terza edizione della sagra del cuscus tabarkino, lì per lì mi ha lasciato abbastanza stupito.
Che cosa può fare un piatto di cuscus, servito sulla Calata Mamma Mahon, se guardato con gli occhi pieni delle mille immagini di guerra che ci circondano?
Apparentemente
niente.
Sostanzialmente tutto.
Mi spiego.
La sagra del cuscus è un forte momento di aggregazione intorno ad un piatto che rappresenta l’identità culturale e storica del popolo Carolino. In quel piatto c’è una fetta di cultura africana, riportata dopo anni di sofferenze dei “Padri Carlofortini” dalle terre nelle quali avevano vissuto in schiavitù.
Il cuscus è il simbolo morale del fatto che anche da un triste evento come quello vissuto in quel capitolo di storia si può riportare indietro qualcosa di
buono e attraverso lo stesso successivamente ci si può aggregare nel nome di una comune esperienza con popoli che anche grazie al cuscus sentiamo meno stranieri e meno lontani.
Mentre facevo il corso da sub in Egitto, mi capitava di sedermi sulla spiaggia con il mio istruttore egiziano, e i ragazzi che lo aiutavano, a bere insieme un tè.
Quando abbiamo cominciato a parlare di guerra, ci siamo guardati tutti in faccia con le stesse espressioni tristi e pensose, e dopo avere visto la bellezza della barriera corallina, ci siamo ritrovati svuotati a considerare le brutture di questo mondo.
Adesso qualcuno penserà che non si possono risolvere le questioni internazionali a tarallucci e vino, è vero, ma forse se in questo mondo avessimo un po’ più di riguardo per coloro che soffrono la fame e la sete e delle loro reali necessità. Forse ci sarebbero meno tensioni internazionali.
Un cuoco di Torino (lo chef KUMALE’) ha creato un cuscus festival dove diversi gruppi di diversi paesi si incontrano per cucinare il piatto all’insegna di una sorta di campionato…
Forse per lui un piatto di cuscus ben cucinato è per la conoscenza tra i popoli molto di più di quello che sembra apparentemente.
A Torino quando la delegazione del cuscus israeliano e quella del cuscus palestinese si sono incontrate e si sono conosciute, hanno stretto forti legami che sono stati la gioia di tutti coloro che erano la per la manifestazione.
Forse un piatto di cuscus ben cucinato, può fare per la pace più di quanto non sembri.
Ecco nell’ordine i pensieri che mi vengono:
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Il Cuscus è buono ed è facilmente digeribile anche se fa caldo (assolutamente vero)
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Sicuramente fa meno male di un bomba intelligente che ti fa venire molto più caldo (verissimo)
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La pasta di semolino si sa, fa anche molto bene allo stomaco dei bambini (molto vero)
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I Bambini che non hanno il cuscus ma hanno le bombe piangono molto (ci credete?)
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Il cuscus a Carloforte te lo servono le ragazze della C.I.A.O. con un sorrisone che solo a vederlo nelle foto mette allegria (queste sono mie fantasie…)
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Chissà se il nostro Pomatone Nazional-Carolino (Luigi Pomata) portava il cuscus al signor Bocuse lo trattava meglio. (E’ una pura e semplice illazione)
Lo so che sto deragliando un po’ ma con tutta questa serietà che c’è in giro io a volte mi sento morire dentro, invece se provo a immaginarmi una allegra compagnia di “Carlofortini nel Mondo” tutti insieme in costume a Guidi a mangiare il cuscus in spiaggia, mi si apre il cuore e mi viene da pensare che forse il mondo è bello e che uno dei nostri scopi in questa Mailing List è proprio quello di aiutarci a immaginare un mondo meno brutto di quello che in questo ultimo mese ci propinano dalla mattina alla sera.
Insomma, ora sapete cosa penso della guerra, della pace e del cuscus.
Se invece volete sapere come si fa il cuscus, beh per quello c’è Zukar e il suo Ricettangolo!
(Ricetta
del cuscus)
P.S. Fate il cuscus ! NON fate la guerra!!! (o era l’amore ?!)
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