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La petizione su RAI RADIO 1 - "La radio a colori" di Oliviero Beha - Trasmissione del 04.12.2002

   
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Radio 1 -Radio a colori-

Oliviero Beha

Allarme petroliere

Puntata giornaliera del 04/12/2002

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Al telefono

Antonello Repetto
Denunciante da Carloforte, Isola di San Pietro, costa sud-occidentale della Sardegna, in provincia di Cagliari.
Repetto è preoccupato dal gran traffico di navi che transitano nel canale dell'isola, un tratto di mare che nel punto più stretto è largo appena 3 miglia, battuto da venti di maestrale e caratterizzato da molte secche.
E' frequente che le navi si arenino, o, peggio, affondino, come nel caso dell'Eurobulker , 2 anni fa, o, negli anni '60, della nave mercantile Fusina. Anche pochi giorni fa, l'11 novembre, una motonave liberiana carica di zinco ha rischiato il naufragio, sventato solo dal tempestivo intervento della Capitaneria di Porto di Portoscuso.
Le navi che transitano nel canale sono per lo più dirette verso le zone industriali di Portovesme, dove c'è una grande centrale Enel, e Portoscuso e trasportano materie prime come carbone, alluminio, zinco etc.
Perché non obbligare le navi a circumnavigare l'isola, lasciando libero il canale che, tra l'altro, serve ai traghetti che fanno servizio dall'isola alla Sardegna?
L'isola è ricca di bellezze naturali e la pesca è , con il turismo, tra le principali risorse degli abitanti: un disastro ambientale su queste coste sarebbe la fine per l'economia di San Pietro
Giancarlo Canavera
Da Bellinzona, Svizzera
Originario di Carloforte, ha dato vita ad un Comitato ed un sito www.isoladisanpietro.org, che ha promosso una raccolta di firme tramite la "Petizione per la tutela del Canale e dell'Isola di San Pietro.
La petizione è partita nel dicembre 2000, dopo il disastro provocato dall'affondamento della nave carboniera russa Eurobulker IV, avvenuto la notte del 3 ottobre al largo di Capo Altano, nel Canale di San Pietro, 25 giorni dopo l'incagliamento dell'imbarcazione.
Affondando, l'Eurobulker IV trascina con se 14.000 delle 17.000 tonnellate di carbone che trasportava, solo 3000 le tonnellate recuperate. La petizione, che chiede la costituzione dell'Area di Protezione Ambientale del Canale e dell'Isola di San Pietro, ha raccolto 3293 firme in 23 nazioni e 980 città.
Paola Buioni
Presidente della sezione WWF di Santa Teresa di Gallura (Sassari)
La Buioni partecipo' alla puntata di Radioacolori del 27 giugno 2000 in cui si denunciava il rischio petroliere nelle Bocche di Bonifacio, lo stretto braccio di mare che separa la Sardegna dalla Corsica.
Un passaggio stimato in circa 5000 petroliere l'anno. I tentativi di soluzione del problema sono affidati ad una serie di accordi tra Francia e Italia e ad alcune limitazioni del traffico che hanno prodotto i loro frutti: il numero delle navi è oggi ridotto. Ancora non si è creato invece il Parco Marino Internazionale dello Stretto che potrebbe rivelarsi una soluzione efficace sia dal punto di vista naturalistico che giuridico.
Gaetano Benedetto
Responsabile Relazioni Istituzionali del WWF Italia
Il WWF ha seguito da vicino la vicenda dell'Eurobulker IV, sottolineando la responsabilità delle aziende che sono destinatarie di carichi pericolosi, come l'Enel ,che ha una centrale a Portovesme , nel caso del canale di Carloforte, dove la nave era diretta.
Le aziende dovrebbero mettere in atto controlli e azioni forti per scongiurare gli incidenti, impegnando nei contratti in modo esplicito i propri fornitori a dare garanzie dal punto di vista della sicurezza In particolare in Sardegna sono frequenti gli incidenti provocati dal transito di navi con carichi pericolosi, che hanno avuto pesanti ripercussioni sull'ambiente marino e costiero dell'isola.
Sarebbe auspicabile anche un maggior impegno da parte della Regione verso questo grave problema attraverso interventi mirati verso le aziende e gli organi di governo.
Secondo Benedetto, inoltre, nel caso di San Pietro, sarebbe facile trovare un'alternativa, cioè obbligare le navi a circumnavigare l'isola. Il canale, infatti, non ha valenza internazionale e le acque sono acque territoriali italiane. Basterebbe un'ordinanza della Capitaneria di Porto a scongiurare l'ingresso di navi pericolose nel canale.
Diverso è il caso di altri canali, come le Bocche di Bonifacio, che hanno una rilevanza internazionale e per i quali si fa riferimento alle Norme sulla navigazione che impediscono di sbarrare il transito in tratti di mare ,se non in presenza di precisi accordi internazionali.
Sebastiano Venneri
Responsabile mare di Legambiente Italia
Come rappresentante di Legambiente ha partecipato ieri pomeriggio al Ministero dell'Ambiente alla prima riunione del comitato di monitoraggio previsto dall'accordo volontario siglato nel giugno 2001. Un accordo rimasto 1 anno e mezzo nel cassetto e tornato d'attualità grazie al naufragio della Prestige. L' accordo, siglato dai Ministeri dell'Ambiente e dei Trasporti insieme a Confindustria, Sindacati, Assoporti, WWf e Legambiente, prevede entro il 31 dicembre 2003 l'eliminazione progressiva delle cisterne a scafo singolo per il trasporto di greggio ed entro il 31 dicembre 2005 quelle delle navi adibite al trasporto di sostanze pericolose.
Lo stesso accordo prevede anche una serie di interventi a favore dei porti situati nelle aree sensibili, tra cui Marghera e le Bocche di Bonifacio.
Un riferimento specifico nell'accordo è dedicato alla necessità promuovere nei contratti di noleggio per l'utilizzazione di navi 'clausole che escludano espressamente il transito nelle Bocche di Bonifacio' e alla necessità di adottare 'specifiche e più elevate misure di sicurezza ambientale per i trasporti marittimi di sostanze pericolose nella Laguna di Venezia'
Aldo Cosentino
Direttore generale della Direzione per la conservazione della natura e difesa del mare del Ministero dell'Ambiente.
Il Comitato di monitoraggio istituito dall'accordo volontario del giugno 2000 è di competenza dell' ufficio di Cosentino. Più in generale, tutti i provvedimenti e le decisioni relativi alla difesa del mare dipendono dalla sua direzione.
Commentando l'affondamento della Prestige, il Ministro Altero Matteoli ha dichiarato: 'Anche l'Italia è particolarmente esposta e vulnerabile a disastri di questo tipo.(...) L'Italia ha navi sufficientemente sicure, il problema è che arrivano nei nostri porti navi da tutto il mondo e non tutte rispettano i criteri di sicurezza. (...) Ho dato mandato alle Capitanerie di porto di fare una ricerca per avere un quadro di quante navi non sicure arrivano in Italia: subito dopo decideremo i provvedimenti restrittivi per evitare che cio' accada.'
Cosentino ci puo' anche chiarire come si puo' intervenire a Carloforte: se il canale rientra integralmente in acque territoriali italiane è possibile decidere di limitare la navigazione e con quali strumenti?

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