CARLOFORTE
Brucia uno scooter in un vicolo del centro storico e una famiglia rimane intrappolata nella casa invasa dal fumo e con i cavi elettrici che penzolano dal muro.
Ad evitare la tragedia l’intervento dei volontari della Lavoc (su segnalazione dei vigili del fuoco di Carbonia) e dei carabinieri.
Alla fine, per fortuna solo tanto spavento per tutti e molti danni all’abitazione per svariati milioni: una facciata annerita, marmi “sbriciolati” dal calore e un portone di legno completamente bruciato. Senza contare i portoni d’altre due case e un altro scooter leggermente danneggiati dalle fiamme.
È accaduto nella notte fra
martedì 16 e mercoledì 17 ottobre 2001:
lo scooter andato in fumo apparteneva a Salvatore Uras ed era parcheggiato proprio di fronte al portone della sua casa di via Napoli. È certo che il rogo sia stato di origine dolosa visto che, poco lontano dal ciclomotore, è stato trovato un flacone d’alcol.
Ad accorgersi delle fiamme è stato il padre di Salvatore, Lazzaro Uras: ha sentito uno strano crepitio provenire dalla strada, e affacciatosi dal balcone, ha visto il vicolo illuminato a giorno dal fuoco.
Le fiamme, dopo aver ridotto in fumo lo scooter, stavano, infatti, divorando il portone principale e rischiavano di raggiungere il secondo piano. Il tempestivo intervento dei vicini ha fatto in modo che la famiglia Uras non corresse pericolo: hanno cercato di spegnere il fuoco con mezzi di emergenza assicurandosi che nessuno uscisse di casa visto che alcuni cavi della corrente elettrica, “squagliati” dalle fiamme, penzolavano ad altezza d’uomo.
Più tardi sono intervenuti i volontari della Lavoc, che hanno finito di domare l’incendio dopodiché i carabinieri hanno potuto effettuare i rilievi.
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