Prendi un milanese, originario ligure,
amante della natura, che vuole scappare
dalla metropoli e fallo innamorare
dell'isola di San Pietro.
Il risultato sarà uno dei centri di
allevamento e tutela dell'asinello sardo più
importanti di tutta la Sardegna.
L'identikit corrisponde a Giorgio
Mazzucchetti, 60 anni, dal 1997 carlofortino
"d'adozione".
Il diretto interessato racconta così la sua
insolita esperienza:
«A Carloforte venivo da turista sin dal 1987
e nel 1989 ho acquistato questo piccolo
terreno».
Si tratta di una lingua di terra che
s'insinua nella macchia mediterranea per 10
ettari, presso Cala Fico, bellissima
località vicina al faro di Capo Sandalo,
distante parecchi chilometri dalla
cittadina.
Poi «nel '93 sono nati questi due gemelli
imprevisti (i figli Ginevra e Matteo) e non
aveva senso fare su e giù, il ritmo di vita
in metropoli era insostenibile e dunque, con
mia moglie Cristina abbiamo deciso di fare
il gran salto».
Ora Giorgio va saltuariamente nella Penisola
perché è consulente per molte industrie sul
recupero delle discariche, il riciclaggio e
lo smaltimento dei rifiuti; "telelavora" con
il PC, ma soprattutto alleva asinelli.
Già, ma com'è nata questa passione?
«Ho sempre avuto il pallino dell'agricoltura
e dell'allevamento (Mazzucchetti ha due
lauree, in chimica e agraria); prima ho
pensato agli struzzi, poi però ho conosciuto
Rita Cossa ad Oristano, lei non poteva più
portare avanti l'associazione "Tutela
asinello sardo", (specie protetta dalla
comunità europea e in via di estinzione)
così me l'ha ceduta insieme ad una quota
parte degli asinelli che teneva a Fenosu».
Da quel gruppo iniziale, una ventina, oggi
l'allevamento è raddoppiato.
Originario dell'Etiopia, l'asinello sardo
sarebbe stato introdotto in Sardegna
cinquemila anni fa.
La fine del suo uso come animale da
trasporto e la sua carne dolce ne hanno
decretato la quasi estinzione.
Se gli si chiede come si trova sull'isola di
San Pietro, Mazzucchetti replica:
«È facile adattarsi dove si sta bene».
Ma non è stato comunque tutto rose e fiori:
il restauro di un rudere che è diventato la
sua casa, la sistemazione dei muri a secco,
la mancanza per anni dell'elettricità.
«In questo periodo - spiega l'allevatore -
ci siamo affiliati con l'associazione
allevatori di Nanni Pinna, che sarà il
centro di controllo di tutti gli asinelli
sardi, per la loro microchippatura, il
controllo del loro stato di salute e così
via».
Come si può descrivere l'asinello nostrano?
«Animale intelligente e mansueto. Ha un
sistema immunitario fortissimo, non ha
parassiti ed altre malattie specifiche,
animale rustico che si nutre di arbusti.
Molto affettuoso. Negli Stati Uniti lo
conoscono meglio di noi, e infatti ci sono
numerose pubblicazioni e studi sul suo
conto; lo usano come animale di compagnia e
si presterebbe molto bene per "ippoterapia"
con bambini. L'asinello è molto mansueto e
vuole le coccole, una specie di "cagnolino
che raglia"».
Il futuro?
«C'è qualche volontario che ogni tanto ci dà
una mano per la raccolta del fieno e per
pulire il terreno, ma avremmo bisogno di
qualche altro aiuto».
Mariano Froldi |