Caro Exil, tempo fa mi hai chiesto cosa penso mi si presenti davanti quando saroŽal lavoro.
Beh, mio marito ha ricominciato due giorni fa a lavorare. In uno delle sue tante posizioni che deve fare a turno, cŽeŽanche quella del Counter control. Praticamente la preparazione e lŽorganizzazione del volo stesso (compreso le richieste speciali, tipo sedie a rotelle, pasti, ecc..).
In questo ufficio, malgrado non sia aperto al pubblico, arrivano comunque telefonate di privati, e non ti dico le telefonate che sono arrivate (lui lavora per la Delta, grande compagnia americana). Siccome le linee telefoniche in America erano intasate, allora hanno deciso di dare via libera a quelle europee, cosiŽ, oltre alle telefonate dalla Germania, si ŽeŽbeccato pure quelle americane.
EŽrientrato a casa dopo 13 ore di lavoro piangendo come un bambino.
Gente che chiamava e piangeva, raccontando dei loro parenti cari, chiedendo (e sperando) se fossero per caso stati prenotati su uno dei loro voli. Si capiva che erano sotto shock e che volevano solo essere assicurati che il loro padre, o figlio, non fosse in uno di quegli aerei caduti, o in una di quelle torri.
E il sospiro di sollievo loro ( e di mio marito) quando li trovava in uno dei loro voli... e la tristezza di dovergli dire invece che non cŽerano ...eŽtornato a casa che sembrava lŽombra
di se stesso, non tanto per le tante ore (al lavoro sono seguiti, naturalmente, meeting con gli americani, e non vi dico chi), quanto per tutto il dolore che aveva sentito in ogni telefonata. Il servizio di sicurezza eŽtriplicato, e la polizia gira per lŽaeroporto armata come in guerra. Ieri per fortuna eŽandata meglio , ma il dolore eŽrimasto.
Rosanna |